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Cobas: 1200 liste per le RSU

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Le prossime elezioni per il rinnovo delle RSU potrebbero presentare qualche sorpresa. I sindacati di base, infatti, hanno impostato la loro campagna elettorale con l’obiettivo di raggiungere finalmente la rappresentatività effettiva con la possibilità di sedere al tavolo delle trattative.
Tutti si dicono fiduciosi, ma la concorrenza è molto forte.
Della situazione parliamo con Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas. Nei prossimi giorni sentiremo il parere di altri sindacati di base.

Domanda
Mancano pochi giorni alle elezioni per il rinnovo delle RSU.
Siete in grado di dire in quante scuole il vostro sindacato ha presentato liste ?

Piero Bernocchi
Siamo intorno alle 1200 liste, con circa 4000 candidati/e. Sarebbero state molte di più se, a parte il divieto antidemocratico di fare assemblee nelle scuole, il periodo di raccolta liste fosse stato come al solito di 60 giorni. Stavolta abbiamo avuto solo 28 giorni, per giunta a ridosso delle feste natalizie e con la neve per due settimane in mezza Italia.

Per chi non è già “rappresentativo” la campagna elettorale è stata particolarmente difficoltosa. Come si potranno superare le regole in vigore che non consentono ai sindacati di base neppure di convocare assemblee per presentare liste e programmi ?

Se venissero applicate per la rappresentanza politica le regole di quella sindacale si griderebbe alla dittatura. Invece di dare due schede, una per la RSU di scuola e una per la rappresentanza nazionale, si misura quest’ultima solo sul voto di scuola che, però, puoi dare ad un sindacato solo se c’è qualcuno/a disposto a fare il sindacalista nell’istituto per almeno tre anni: altrimenti, chi ti vuole votare non lo può fare. In più, non abbiamo diritto di parola nelle scuole nè la marea di distaccati dei “rappresentativi” che girano per i candidati e poi li sostituiscono di fatto nelle trattative. Le regole-capestro sono imposte da sindacati di mestieranti che non sopportano organizzazioni come i Cobas che operano con il volontariato gratuito: e nessun governo ha mai stabilito regole democratiche perchè fanno comodo i sindacati “collaborativi”. L’unica speranza è che, dentro una ampia rivolta contro l’immiserimento dell’istruzione, la scuola-azienda e la scuola-quiz, docenti ed Ata impongano il recupero della democrazia per se stessi (le dieci ore annue di assemblea sono loro diritto, utili per avere la massima informazione sulle sorti della scuola, cosa che i sindacati oligarchici si guardano bene dal fare) e per tutte le strutture sindacali.

Risultato elettorale a parte, siete soddisfatti di come le scuole hanno risposto alle vostre proposte in questa fase ? 

Pur con i fortissimi limiti al dialogo con la categoria per il divieto di assemblee, è buona l’opposizione alla scuola-quiz e alla distruzione culturale che avanza con l'”invalsizzazione” , con l’imposizione di grotteschi quiz come metro di valutazione (e di differenziazione di fondi e stipendi) per istituti, studenti e docenti. Puntiamo molto al boicottaggio, che stiamo organizzando con gli studenti, dei quiz Invalsi dall’8 all’11 maggio. Preoccupante invece la mancanza di vere proteste contro il massacro di posti di lavoro, di stipendi, scatti di anzianità e pensioni. Un docente cinquantenne delle superiori, con contratto e scatti di anzianità bloccati fino al 2014 (almeno) e lo spostamento della pensione di tre o quattro anni perderà all’incirca 150 mila euro. Per molto meno tassisti ed autotrasportatori hanno bloccato l’Italia e le principali città. Monti sembra essere riuscito ad anestetizzare, ancor più di Berlusconi, il lavoro dipendente, usando il ricatto, in caso di non-collaborazione, della catastrofe economica “alla greca”.