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Com’è insegnare in una piccola isola? Una maestra: “Ero qui per una supplenza, era il 2004, e non voglio più ripartire”. Quale indennità di sede disagiata?

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Com’è insegnare in una piccola isola? “Ero qui solo per una supplenza. Era il 2004. Non me ne sono più andata. L’isola è così: si piange quando si arriva e quando devi ripartire. E io non voglio più ripartire. Questa è la mia famiglia”. A dichiararlo, è la maestra di scuola primaria Angela Sidoti, intervistata dalla Repubblica. L’isola in questione è Stromboli. “Viviamo in una dimensione paradisiaca – aggiunge la professoressa Pintabona – la spiaggia, il vulcano, i pescatori che vivono a piedi scalzi. Il tempo si rallenta, si dilata all’infinito. D’estate vediamo i turisti come da dietro un vetro, come uno spettacolo che finirà presto”.

Quali incentivi?

Quanto agli incentivi per le piccole isole, ricordiamo che sono già stati confermati. Un’apposita sezione nel Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa è infatti integrata con uno stanziamento di 3 milioni annui, a decorrere dal 2022, al fine di attribuire l’indennità di sede disagiata ai docenti assegnati a un plesso situato in una piccola isola (comma 770 della Legge di bilancio 2022, LEGGE 30 dicembre 2021, n. 234).

Il decreto attuativo della legge – chiarisce Flc Cgil – stabilisce che le risorse siano distribuite alle scuole in proporzione al numero degli studenti che risultano iscritti nei plessi situati nelle piccole isole. Ai docenti, di ruolo e non di ruolo, che prestano servizio in queste sedi verrà quindi riconosciuta un’indennità di sede disagiata, avente natura accessoria, che sarà calcolata dividendo l’importo complessivo assegnato all’istituzione scolastica per il numero di docenti in servizio presso i plessi siti nelle piccole isole. Il compenso verrà corrisposto in proporzione ai giorni effettivamente prestati dagli insegnanti.

Sono circa 250 le istituzioni scolastiche site nelle piccole isole e nelle comunità montane che incontrano estreme difficoltà di gestione didattica e organizzativa dei plessi, anche a ragione del fatto che gli spostamenti, per i docenti, sono talmente costosi da rendere antieconomica l’accettazione dell’eventuale incarico, con il risultato che in queste aree spesso rischia di venire compromesso del tutto il diritto all’Istruzione.

Quale didattica?

In tema di didattica, il numero esiguo di alunni rispetto alle grandi città può essere un vantaggio. Le piccole scuole devono essere in grado di fornire percorsi educativi di qualità, pari a quelli delle grandi scuole cittadine, e ambienti di studio che massimizzino le opportunità messe a disposizione proprio dalle caratteristiche di contesto, quali gli spazi maggiori o recuperabili, il paesaggio educativo, la comunità educante, le dimensioni ridotte per sperimentazioni curricolari, la prossimità e la cooperazione delle amministrazioni locali per un servizio distribuito. Lo si legge sul sito di Indire dedicato al progetto delle Piccole scuole, ideato per gli istituti geograficamente isolati, allo scopo di valorizzare la loro funzione di presidio educativo e culturale e di contrastare il fenomeno dello spopolamento.

Il lavoro di ricerca in questi territori ha permesso ad alcune scuole di sperimentare modalità di lavoro innovative e momenti di condivisione con altre scuole, grazie a modelli di didattica a distanza e all’uso di tecnologie come la LIM e la videoconferenza.