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Conclusi gli Stati Generali dell’Istruzione

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Si sono conclusi il 20 dicembre con l’intervento del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, gli Stati Generali della Scuola. “Darò il massimo impegno possibile al vostro straordinario progetto, il ministro Moratti è sostenuto dall’intero Governo ed è sostenuto con passione dal Presidente del Consiglio” così Berlusconi ha sottolineato il suo appoggio al Ministro nel Palazzo dei Congressi di Roma. “Per la scuola del futuro, tre le priorità: inglese, internet e impresa” – ha proseguito il presidente del Consiglio – “ma anche la competizione tra scuola pubblica e privata. Non vogliamo, però, una scuola di classe”. “Vogliamo tenere ancora aperto il confronto, non tradiremo questo nostro metodo di dialogo, di trasparenza, apertura e libertà.” E’ stato questo il messaggio centrale dell’intervento conclusivo di Letizia Moratti agli Stati Generali. “Punto e a capo”, ha proseguito il Ministro, “questo è stato lo slogan dell’incontro: ‘punto’, perché abbiamo voluto sottolineare la positività di quanto è stato fatto in passato; ‘a capo’ perché abbiamo voluto indicare la necessità del cambiamento”. Il secondo giorno degli Stati Generali era stato aperto dalle relazioni dei membri del gruppo di lavoro coordinato dal professor Bertagna, che ha elaborato le ipotesi di riforma della legge n. 30/2000. E subito dopo, gli interventi dei rappresentanti delle istituzioni: i ministri La Loggia, Maroni e Marzano, che con i rappresentanti dell’Unione Province Italiane, dell’Associazione Nazionale Comuni d’Italia e della Conferenza dei Rettori hanno dato il loro contributo alla discussione. Ma la giornata aveva visto anche momenti di “panico”. Tafferugli hanno, infatti, coinvolto forze dell’ordine e giovani all’ingresso della sala in cui si sono svolti gli Stati generali della scuola. Gruppi di studenti che erano usciti dalla sala contestando il ministro Moratti hanno tentato di rientrare, ma la polizia lo ha impedito. L’assedio degli studenti al Palazzo dei Congressi è durato circa due ore. I ragazzi hanno simbolicamente occupato la piccola ‘zona rossa’, il tratto di strada a loro vietato che li separava dal Palazzo dove si svolgevano i lavori. Forze dell’ordine e studenti si erano fronteggiati per tutto il tempo anche nelle strade vicine.