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Concorso dirigenti scolastici, i sindacati e gli interessi pubblici

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Il concorso per dirigenti scolastici ha subìto un brusco scossone, causato dalle prime sentenze del TAR del Lazio; in questi giorni, vincitori e vinti si stanno chiedendo cosa sarà dei loro destini.

Numerose e varie sono le ipotesi che il Ministero, i sindacati e le testate specialistiche stanno valutando: dal proseguo con “riserva” all’annullamento con ripetizione delle prove.

Alla ribalta di queste ore, in particolare, il ruolo delle organizzazioni sindacali, schierate pubblicamente dalla parte del Ministro per “tutelare l’interesse pubblico” e consentire a tutti i costi l’immissione a settembre di candidati “idonei…forse?”.

I sindacati stanno dando, per l’appunto, una lettura insolita dell’interesse “pubblico”, qualificandolo come quello che concorda con la selezione dei futuri dirigenti effettuata dai commissari dichiarati “incompatibili” dal giudice.
Centinaia di candidati ingiustamente esclusi dalle prove concorsuali stanno ritirando le tessere, sentendosi completamente ignorati dalle organizzazioni a cui da decenni hanno deciso di aderire e versare le quote sindacali.

Infatti, lo schierarsi di un tipo di organismo che intrinsecamente ha come fine la tutela degli interessi lesi, fa molto riflettere sul futuro che sarà della democrazia di un Paese ormai sottosopra.
Quindi, alcune domande rimangono nel profondo di tutti e attendono una risposta urgente come la sete di giustizia in un mese così riarso dall’indifferenza verso le nostre amate regole costituzionali.

Davvero l’immissione in ruolo con riserva di nuovi dirigenti a settembre garantirà gli “interessi pubblici”?
Davvero sarà così rispettato il dettato dell’art. 97 della Costituzione italiana “i pubblici uffici sono organizzati … in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”?

Davvero è un sistema imparziale assumere circa 300 candidati viziati, oltre che da una correzione degli scritti già annullata dal TAR Lazio, anche da un’evidente “incompatibilità” nel sostenere con gli stessi commissari Busceti, Davoli e Marcucci un orale non certo coperto da garanzie di anonimato? Come definiremmo tale sistema, se non del tutto parziale?

Gessica Caniparoli