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Concorso ordinario infanzia e primaria aperto a tutti, Giuliani: servirà a poco, 100 mila domande per 10 mila posti

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“Il numero di maestri della scuola dell’infanzia e primaria che verrà assunto con il concorso ordinario e straordinario, organizzati dal nuovo Governo, non risolve il problema del precariato storico del settore: inoltre, la presenza dei docenti già di ruolo farà lievitare in modo esponenziale i candidati che tenteranno di passare di passare dalla materna alla primaria”. Lo ha detto il nostro direttore responsabile, Alessandro Giuliani, durante la trasmissione radiofonica Radio Cusano Campus del 19 novembre.

Diplomati magistrale, più chance al concorso straordinario

“Per l’accesso al concorso aperto a tutti i laureati, sempre se in possesso della laurea e dei 24 Cfu universitari, prevediamo non meno di 100 mila domande, con un rapporto uno a dieci tra aspiranti e vincitori”, ha aggiunto Giuliani.

Al concorso potranno ovviamente accedere anche i maestri con diploma magistrale, ma concorreranno alla pari con gli altri, anzi la logica vuole che i laureati in Scienze della formazione primaria abbiano probabilmente più chance di arrivare prima in graduatoria perchè più “freschi” di studi.

Mentre i diplomati magistrale avranno più possibilità di farcela nel partecipare al concorso straordinario, dove oltre al colloquio (unica prova d’esame) saranno i titoli di servizio a fare la differenza.

Con questo andare ci rimettono tutti

Sulle prospettive in assoluto per i maestri con diploma magistrale è difficile fare previsioni, soprattutto dopo la nuova rimessione all’Adunanza plenaria per andare ad approfondire il principio di diritto che impedirebbe il loro accesso nelle GaE a seguito del pronunciamento negativo dello stesso organo di rilievo costituzionale di fine 2017.

“Non dimentichiamo che lo stesso Consiglio di Stato – ha ricordato Giuliani – aveva in più occasioni, precedentemente alla sentenza del 20 dicembre scorso, espresso parere positivo per l’inserimento dei diplomati magistrale. In questo modo, però, tra un pronunciamento e l’altro, anche di tenore opposto, il tempo passa e a rimetterci sono i precari, gli studenti e la scuola tutta”.