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Concorso scuola: perché il requisito del livello B2 di inglese? Il B1 sarebbe stato più che sufficiente

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Sono un docente precario delle Medie. Parlando con un collega che è arrivato a Luglio al ruolo sul sostegno, ci si chiede se tutto l’immane sforzo anche economico sia valso la pena per un discorso eminentemente pratico, didattico (non sulla convenienza di avere un posto fisso statale).

Come accade anche per la preparazione ai concorsi, temo che l’80% di quello che si studia serva a poco una volta entrati in un’aula per qualunque materia: è venuto il momento di ripensare tutto il mondo scolastico una volta tanto in modo pratico (sottolineo con forza questa ultima parola).

1) Chiediamoci se chi scrive i libri di studio per i TFA  e concorsi, chi esamina o insegna didattica e TIC all’Università ai futuri docenti, ha mai insegnato a scuola.

2) Chiediamoci a cosa serve un inglese B2 all’Infanzia, Primaria, Medie, Licei: si fanno lezioni solo in lingua? Posso capire un Liceo scientifico o altri Istituti con materie tecniche-scientifiche dove l’aggiornamento è ormai solo in inglese, ma per il resto delle scuole un B1 è più, più che sufficiente. A scuola bisogna forse interagire con ragazzini che non sanno l’italiano ma masticano un po’ d’inglese quando va bene? Si tratta solo di tradurre qualche frase o usare certi termini specifici per la materia? E quanti soldi ci vogliono per arrivare a studiare il B2? I ragazzi che escono dalle Superiori, mediamente a che livello sono d’inglese (esclusi i Licei linguistici)? E gli over… 35?

3) Nei concorsi, le domande astruse di logica selezionano un docente super intelligente solo perché è stato veloce e intuitivo? E poi a scuola, come insegnerà la sua specifica materia? Come gestirà la classe problematica? Come interagirà con colleghi e genitori?

– Pertanto, non sarebbe meglio rendere i concorsi e i TFA molto più pratici, mirati a quello che REALMENTE si fa a scuola, e riservare il resto nozionistico (considerato ‘formativo’) ai corsi di formazione annuali obbligatori (per es. sulla normativa o altre cose burocratiche o su aspetti didattici pratici ma per materie e non sempre tutte insieme)?

Quand’è che finiremo in Italia con questa mentalità quantitativa anziché qualitativa, cioè pratica? Sembra quasi che conti di più la fatica sulla formazione pratica del docente (ricordo per es. che un recente TFA sul sostegno è durato solo un anno, quasi tutto on line, quindi con 8 ore davanti al PC la scorsa estate).             

Mio padre che ha 84 mi dice sempre che ha imparato bene materie come Chimica e Fisica perché aveva dei bravi professori: chiediamoci perché la scuola attuale super tecnologica con metodologie innovative etc. continua ad essere criticata e avere studenti sempre più demotivati, deconcentrati e con conoscenza scarsa dell’italiano.

I sindacati si facciano sentire col prossimo Governo, anche se negli ultimi 20 anni abbiamo avuto Ministri di tutti i partiti attuali.

Giuseppe Fochesato