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Covid, nella seconda ondata meno restrizioni e più contagi: ancora 500 morti al giorno, ma Conte conferma il rientro subito [IL PUNTO]

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La seconda ondata di Covid-19 ha prodotto molti più contagi e vittime della prima. E questo è accaduto perché il governo ha prodotto delle misure preventive “più blande e forse tardive”. È quanto si legge nell’edizione speciale dell’Instant Report Covid-19 di Altems, l’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica.

La ricerca Altems

Lo studio rivela che nella seconda ondata nel giorno di picco massimo è stato sei volte superiore ai casi registrati nel giorno di picco della prima ondata.

Non solo: i decessi nella seconda ondata hanno superato i 36.000 (e non è purtroppo finita, con circa 500 decessi ancora ogni giorno), a fronte di 29.000 deceduti nel periodo fino al 4 maggio.

Durante la seconda ondata, hanno scritto gli esperti, la mancanza di provvedimenti restrittivi alla circolazione delle persone, ha ben presto reso impossibile il tracciamento dei casi portando all’esplosione dei contagi fino ad arrivare al picco di nuovi positivi giornalieri il 13 novembre (40.902 nuovi positivi), più di 6 volte il valore di picco della fase 1.

Il picco nel numero dei deceduti in un giorno (993) nella seconda ondata è stato raggiunto il 3 dicembre 2020.

Il direttore: l’attuale ondata molto peggiore

“L’unica vera buona notizia che abbiamo oggi a conclusione dell’anno pandemico – considera Americo Cicchetti, direttore dell’Alta Scuola – è l’avvio della campagna di vaccinazione di massa. La seconda ondata è per ora di gran lunga peggiore della prima. Nella prima ondata il picco dei deceduti è stato raggiunto più rapidamente (alla quinta settimana) con una discesa lenta ma costante dovuta alla progressiva efficacia delle restrizioni”.

Invece, “nella seconda ondata, il picco massimo nei deceduti si è raggiunto alla nona settimana e sembra stabilizzarsi. La discesa della curva non è evidente come ci saremmo aspettati. È evidente che le diverse strategie di contenimento adottate, più blande e forse tardive nella seconda ondata, hanno portato a effetti più significativi sulla mortalità”.

Conte: sarà un rientro responsabile

Nella stessa giornata in cui è stato reso noto l’esito dello studio della Cattolica, il premier Giuseppe Conte ha auspicato, nel corso della conferenza stampa di fine 2020, “che il 7 gennaio le scuole secondarie di secondo grado possano ripartire con una didattica integrata mista almeno al 50% in presenza, nel segno della responsabilità, senza mettere a rischio le comunità scolastiche”.

Il presidente del Consiglio si è detto fiducioso perché “i tavoli delle prefetture hanno lavorato in modo efficace”.

Nessun riferimento è stato fatto ai rischi ancora presenti della seconda ondata di contagi, con i dati delle ultime ventiquattrore che non sembrano rassicurare: 16.202 positivi e 169.045 tamponi, con un indice di contagio ancora attorno al 10% e ben 575 decessi.

Azzolina cita Cts e report Ue: scuola “scagionata”

I dati prodotti dall’Instant Report Covid-19 di Altems non sembrano preoccupare nemmeno la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, la quale si conferma decisamente ottimista sul ritorno in classe degli alunni delle superiori. E cita altri studi, che “scagiona” comunque la scuola dall’innalzamento dei contagi post estivi.

“Nella riunione di ieri – ha detto la titolare del MI – il Comitato tecnico-scientifico ha analizzato l’ultimo report sulle scuole realizzato dal Centro europeo per il controllo delle malattie, massima autorità sanitaria europea. Quel documento conferma sostanzialmente due cose: la scuola non è stata responsabile della seconda ondata; la sospensione delle attività didattiche in presenza deve essere limitata e temporanea perché l’impatto negativo sulla salute fisica, mentale ed educativa dei ragazzi supera i benefici”.

Per la ministra il Cts è stato chiaro: “Le scuole superiori vanno riaperte anche in considerazione delle ultime valutazioni dell’Unione europea, secondo cui gli istituti scolastici non costituiscono un luogo pericoloso per il contagio”.

2 studenti su 3 sognano di tornare in classe

A volere tornare in classe sarebbero anche due studenti su tre. Tra i desideri che i ragazzi esprimeranno a Capodanno per il 2021, quello di poter tornare a scuola è espresso da due su tre (il 65%) e viene prima di molte altre esigenze: per il 56% è anche fondamentale tornare ad avere la possibilità di confrontarsi di persona con insegnanti e compagni di scuola.

Il dato è stato prodotto da “In a bottle”, che ha realizzato uno studio su 1.500 studenti fra i 18 e i 25 anni con il metodo della Web Opinion Analysis cioè monitorando social, forum e community.

La scuola prevale anche sul trovare un posto di lavoro in linea con quanto si studia (55%) e raggiungere l’indipendenza economica (47%). Viene prima anche di trovare un posto di lavoro fisso (32%). Appena l’11% ha detto di desiderare di trovare l’amore.

Altri studenti però protestano

Una parte degli studenti ha però forti riserve sul tornare subito a scuola. Almeno quelli che il 30 dicembre hanno manifestato davanti al liceo Visconti di Roma, con tanto di striscioni di protesta che sono stati srotolati davanti a una ventina di scuole di tutto il Lazio.

I ragazzi hanno chiesto “trasporti sicuri e aumento delle connessioni”, facendo eco a molti presidi italiani che continuano a ritenere difficile il rientro il 7.

Così si organizzano Comuni e Regioni

A livello locale, comunque, continuano a prevalere le difformità.

Screening per tutto il personale scolastico sono stati progettati in Piemonte: uno “modulare”, cioè a rotazione, sui circa 75 mila ragazzi che frequentano la seconda e la terza media. Un quarto a rotazione di ogni classe sarà testato tutte le settimane, così ogni studente potrà sottoporsi al tampone una volta ogni trenta giorni.

Mentre in Campania è confermato il rientro graduale per ordini scolastici, con le superiori che torneranno sui banchi solo nella terza decade di gennaio.

Orari scaglionati e potenziamento dei mezzi pubblici sono previsti, invece, in altri grandi centri, come Roma e Milano.

A Firenze il sindaco Dario Nardella ha detto che “sulla riapertura delle scuole il 7 gennaio l’Italia intera si gioca la faccia” e annuncia: “noi ci siamo attrezzati per garantire una ripartenza al 75% in presenza”.

Gli studenti della Valle d’Aosta potranno contare su un potenziamento significativo del servizio di trasporto pubblico locale non ha dovuto rimodulare gli orari di ingresso e di uscita da scuola.