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Declassati da presidi a docenti, dopo un lungo calvario giudiziario. La sorte beffarda di alcuni concorsisti del 2017

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Retrocessi da presidi a insegnanti. E’ il destino di una quarantina di presidi coinvolti in una questione intricata e beffarda. La vicenda, come riporta ‘Repubblica’, risale al 2017 con la selezione per 2.425 posti da dirigente scolastico per il triennio successivo. Ambito nazionale, prova preselettiva, uno scritto e un orale. Durante le prove però diversi esclusi alla prova di selezione fanno ricorso al Tar e ottengono la sospensiva. Molti superano scritto e orale, in graduatoria vengono inseriti 74 vincitori sub judice e vengono assunti 1.984 dirigenti di cui 37 riservisti.  

Il quotidiano ricorda i precedenti in Sicilia e Campania del 2004 e del 2011 quando, prima una legge fatta ad hoc e poi grazie al Consiglio di Stato, i riservisti sono riusciti a mantenere il proprio posto, garantendosi l’assunzione.

In questo caso però le cose sono andate diversamente. Alcuni non vengono ammessi alla prova preselettiva del 2017 nonostante un’ampia sufficienza (71 punti o poco meno). E sulla scorta dei concorsi precedenti avviano ricorso al Tar. Dei 74 che riescono a superare tutte le prove, 37 vengono assunti nel 2019, altri successivamente fino a pochi mesi fa. Anno di prova e conferma in ruolo, fino a che il Consiglio di Stato, a luglio, non rigetta l’appello indicando all’amministrazione di valutare la ripetizione della prova preselettiva su istanza. Ma, nonostante il consiglio, in alcuni casi la richiesta viene rigettata (facendo ritornare gli aspiranti al ruolo di docenti) e in altri viene emessa un’altra ordinanza di sospensiva facendo rimanere il ds al proprio posto, in attesa del pronunciamento di merito.

La delusione tra loro è tanta, sia per il lungo calvario giuridico affrontato e sia per aver svolto l’anno di prova durante la pandemia che certamente non è stato il più semplice dei compiti.