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Decreto precariato: la Camera approva

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Dopo tre giornate di intenso lavoro, la Camera ha finalmente licenziato un nuovo testo del decreto legge sul precariato.
La giornata del 21 ottobre è stata particolarmente decisiva anche perché al provvedimento sono state apportate diverse modifiche e alcune aggiunte del tutto inaspettate.
Per esempio, la norma sulla impossibilità di trasformare i contratti e tempo determinato in assunzioni definitive è stata cambiata grazie ad un emendamento proposto dalla Commissione Bilancio e accolta dal Governo.
La nuova formulazione, approvata sia dalla maggioranza sia dall’opposizione, prevede che i contratti a tempo determinato possano diventare rapporti di lavoro stabili nel caso di immissione in ruolo, ai sensi delle disposizioni vigenti e delle graduatorie ad esaurimento introdotte dalla legge finanziaria per il 2007.
Un’altra modifica approvata all’unanimità riguarda le condizioni per avere diritto ad ottenere i benefici previsti dal decreto: nel nuovo testo è stato eliminato il riferimento alla appartenenza alle graduatorie ad esaurimento per le supplenze ottenute nel 2008/2009; in pratica possono beneficiare dell’indennità tutti coloro che lo scorso anno hanno comunque lavorato per almeno 180 giorni.
Su proposta dell’onorevole Cazzola è stato anche modificato il termine del 31 luglio per le operazioni di nomina del personale docente: per il 2010/2011 il termine sarà prorogato al 31 agosto.
Accolto anche un altro emendamento della Commissione secondo cui in occasione degli aggiornamenti delle graduatorie per il biennio 2011/2012 e 2012/2013 i docenti interessati potranno chiedere l’inserimento in un’altra provincia mantenendo il proprio punteggio con la garanzia quindi dell’inserimento “a pettine” e non in coda.
Nella giornata del 21 ottobre sono poi state approvate alcune modifiche che non riguardano direttamente la questione del precariato ma sono di grandissima importanza per il funzionamento generale delle scuole.
L’emendamento 0.700 proposto dal Governo, per esempio, introduce una norma contabile che dovrebbe servire a “razionalizzare” l’utilizzo delle risorse finanziarie assegnate alle scuole.
La norma, votata dalla maggioranza ma non dall’opposizione, prevede che d’ora innanzi “le somme trasferite alle scuole statali per la realizzazione di progetti a carattere nazionale e regionale in materia di formazione e sviluppo dell’autonomia scolastica, rimaste inutilizzate per tre esercizi finanziari consecutivi, vengono versate all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate ad apposito capitolo del bilancio del Ministero dell’istruzione” e per essere riutilizzate a copertura delle spese di funzionamento.
La procedura per ottenere dalle scuole la restituzione delle somme non spese non sarà però semplice e immediata in quanto necessiterà di un apposito decreto ministeriale. 
Inoltre, è stato approvato un emendamento proposto dagli onorevoli Pippo Fallica e Vincenzo Gibiino recante disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico per l’anno 2009/2010 che risolve il contenzioso giudiziario in corso relativo alle procedure concorsuali in Sicilia per i posti di dirigente scolastico.
Di seguito riportiamo il testo dell’emendamento: 

“Proposta emendativa pubblicata nell’Allegato A della seduta del 21/10/2009 1.308. approvato
“4-septies. L’annullamento di atti delle procedure concorsuali ordinarie e riservate a posti di dirigente scolastico indette antecedentemente all’emanazione del decreto del Presidente della Repubblica 10 luglio 2008, n. 140, non incide sulle posizioni giuridiche acquisite dai candidati dei predetti concorsi che in quanto vincitori o idonei siano stati assunti in servizio.
4-octies. I candidati che conseguono l’idoneità a seguito della rinnovazione degli atti delle procedure selettive di cui al comma 4-septies, in esecuzione di sentenze del giudice amministrativo, sono inseriti con il punteggio spettante nelle pertinenti graduatorie e nominati sui posti vacanti e disponibili a decorrere dall’anno scolastico 2010/2011
”.
A questo punto la Camera ha concluso i propri lavori e la parola passa al Senato.