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Devolution, via libera all’autonomia regionale per Scuola e Università: ma non per chi ha i conti in rosso

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Prosegue il processo di concessione alle Regioni di “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” su giustizia di pace, istruzione, turismo e beni culturali: l’8 luglio è stato infatti approvato un complesso emendamento (perché si tratta di una norma di tipo bicamerale) dai relatori alle riforme, attraverso la Commissione Affari costituzionali del Senato, che intervenendo sull’articolo 116 della Costituzione permette di accelerare il processo di devolution in atto.

Detto che la norma non riguarda Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Trentino alto Adige e la Val d’Aosta, che rimangono Regioni a statuto speciale, la “devoluzione” prevede che le particolari condizioni di autonomia potranno essere concesse “ad altre Regioni, con legge dello Stato, anche su richiesta delle stesse, sentiti gli enti locali”. Le materie su cui verterà la devolution riguarderanno, in particolare, istruzione scolastica e universitaria, ricerca scientifica; giustizia di pace; beni culturali e paesaggio, ambiente, turismo, sport.

Nell’emendamento, tuttavia, si prevede che il via libera all’autonomia procede a condizioni che le singole Regioni siano “in condizioni di equilibrio tra le entrate e le spese”. Nel testo approvato, si legge, infatti che il l’autonomia verrà attuata “purchè la Regioni sia in condizioni di equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio”. Una ‘postilla’ che potrebbe creare differenze di gestione sempre più marcate, anche nell’ambito dell’Istruzione, poiché l’Italia è caratterizzata da gestioni regionali che hanno bilanci decorosi ed altre decisamente in rosso.