Home Politica scolastica Diplomati magistrale, fumata nera: parere dell’Avvocatura a marzo

Diplomati magistrale, fumata nera: parere dell’Avvocatura a marzo

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L’incontro del 16 gennaio fra Miur e sindacati per continuare a discutere sul destino dei diplomati magistrale, si è concluso con un nulla di fatto, che rimanda, di fatto, la decisione dell’Avvocatura di stato a non prima della metà di marzo, quindi dopo le elezioni politiche. Nello stesso periodo, è prevista una nuova riunione con i sindacati confederali. Fino a quel momento, quindi, il Ministero non comunicherà alcuna iniziativa in merito all’applicazione della sentenza del Consiglio di Stato, i cui effetti peraltro non riguardano assolutamente coloro che sono interessati alle 7 sentenze passate in giudicato (5.000 persone, la cui posizione di inserimento nelle GAE deve pertanto ritenersi definitiva) né tanto meno chi è stato assunto in passato, per concorso o dalle graduatorie per soli titoli, essendo in possesso del solo diploma magistrale, si legge sul comunicato Cisl Scuola.

I dati del monitoraggio

L’unica novità riguarda i dati che il Miur ha fornito a seguito del monitoraggio degli USR, ancora in corso, teso a comprendere i reali numeri dei diplomati magistrale interessati dalla sentenza del Consiglio di Stato:

I docenti assunti a tempo indeterminato con clausola risolutiva sono 6.669 a livello nazionale

Gli iscritti in GAE con riserva a seguito di una sentenza cautelare 43.534

Gli iscritti in GAE a pieno titolo 26.252

Le supplenze che coinvolgono docenti inseriti in GAE con riserva sono:

  • 23.356 incarichi al 30/6 o 31/8
  • 20.110 supplenze brevi

 

Le reazioni dei sindacati

Occorre fare il possibile per trovare una soluzione politica, lo abbiamo ribadito oggi al MIUR segnalando l’urgenza di interventi che consentano di ricomporre con giustizia ed equilibrio gli interessi e i diritti in gioco in questa vicenda, sulla quale va fatta una vera e propria operazione verità“, commenta Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola, che prosegue invitando ad una riflessione generale anche sul ruolo del sindacato: “Tante volte le informazioni diffuse sui media sono state date in modo approssimativo, lacunoso, inesatto. Peggio ancora, c’è chi strumentalizza vicende così drammatiche e pesanti prendendole per fare campagna acquisti di candidature per le imminenti elezioni RSU. E questo sarebbe il nuovo modo di fare sindacato? Riceviamo ogni giorno appelli e comunicati di chi, su fronti opposti, rivendica il diritto a mantenere il posto su cui è stato assunto con riserva, o quello di riaverlo perché a suo tempo indebitamente negato. Chi ha interesse a lasciar andare avanti una così triste guerra tra poveri? Noi certamente no. Per noi l’assistenza legale è un servizio agli associati, non uno strumento di propaganda o di proselitismo. Siamo e facciamo sindacato, l’obiettivo è una soluzione politica che rispetti i diritti di tutti e non lasci a casa nessuno”.

La FLC CGIL, per bocca del segretario generale Francesco Sinopoli, si concentra invece sulla tempistica: “l’alto numero delle persone coinvolte pone con forza l’esigenza di individuare una soluzione in tempi brevi e, nonostante la fase di transizione che si vive a livello politico è necessario cominciare da subito a lavorare a una soluzione che dia risposta ai tanti lavoratori interessati, in modo da non escludere nessuno. Il parere dell’Avvocatura – prosegue Sinopoli, che guarda anche ad un piano di assunzioni per infanzia e primaria – dovrà servire a dare rassicurazioni sulle situazioni pendenti, al fine di garantire la conclusione dell’anno scolastico ed evitare che i tanti docenti destinatari di una sentenza cautelare possano esser preda di operazioni speculative e strumentali. I numeri che oggi l’amministrazione ci ha consegnato sono la base da cui partire per definire un piano programmatico di assunzioni nella scuola primaria e dell’infanzia, che risponda alle esigenze diversificate dei docenti e dei territori, evitando le contraddizioni che ha generato la Legge 107”.

I dati ricevuti dal Miur – interviene Pino Turi segretario generale Uil Scuola, che chiede un intervento legislativo – non risolvono di per sé il problema, ma aiutano a definirne i contorni. Bisogna mandare messaggi di chiarezza alle persone attraverso un’informativa trasparente e oggettiva; chi responsabilità di gestione della scuola pubblica ha il dovere di prendere in mano la situazione e governarla. Solo un intervento legislativo può dare le risposte alle diverse situazioni determinate dalla sentenza. La fase è molto delicata, occorrono parole e idee chiare da parte dell’amministrazione. Soprattutto, indipendentemente dal colore del Governo, bisogna iniziare a lavorare a soluzioni politiche che siano risolutive del problema. E’ acclarato – conclude Turi – che la via giudiziaria è ormai preclusa e comunque non può dare risultati di natura collettiva: occorre un provvedimento specifico che solo la politica può ed ha l’onere di fare con soluzioni che debbano tenere conto delle diverse posizioni giuridiche e geografiche senza lasciare i lavoratori in balia degli eventi”.

Per Elvira Serafini, segretaria generale dello Snals-Confsal, “è apprezzabile l’impegno dell’amministrazione per aver fornito, su richiesta delle OO.SS., gli esiti di un monitoraggio complessivo sulla situazione numerica riguardante tutte le regioni coinvolte in tale problematica. Ma non può essere l’Avvocatura dello Stato, con il proprio parere, a risolvere una situazione così complessa e con risvolti conflittuali all’interno della stessa categoria. Non possiamo assolutamente trascurare nessuna parte interessata che riguardi il personale della scuola dell’infanzia e della scuola primaria: occorre, pertanto, una soluzione politica condivisa con le parti sociali”.

Rino Di Meglio, Coordinatore Nazionale della GILDA-UNAMS, esprime invece preoccupazione per “la latitanza della politica rispetto ad una situazione che rischia di danneggiare la conclusione dell’anno scolastico, coinvolgendo migliaia di docenti“.

I 36 mesi di servizio, gli ITP e la 107: un paradosso?

Lo stesso Di Meglio fa notare che “fra non molti mesi scatterà anche quanto previsto dalla legge 107/15, cioè coloro che avranno lavorato per un periodo di 36 mesi, anche non continuativi, rischieranno il licenziamento definitivo, in assenza di un rimedio legislativo. Da parte nostra esprimiamo serie perplessità nei confronti di chi tenta di perseguire vie giudiziarie lunghe ed improbabili. Chiediamo al Governo di predisporre con urgenza una soluzione politico-legislativa (anche se dovesse cambiare l’Esecutivo, almeno si abbrevieranno i tempi) che affronti la situazione, salvaguardando i diritti di tutti, compresi quelli non trascurabili degli alunni, tenendo anche presente che le graduatorie della Scuola Primaria sono esaurite in molte province. Una situazione grave che non deve essere sottovalutata”.

Infine, nel corso dell’incontro si è parlato anche della necessità di individuare soluzioni per non ripetere gli stessi errori anche sul versante degli insegnanti tecnico pratici.