
Al Signor Ministro dell’Istruzione e del Merito, professore Valditara
Siamo 84 Dirigenti Scolastici del Comitato Dirigenti Scolastici Fuori Regione, vincitori dell’unico concorso nazionale svoltosi per la nostra categoria nel 2018-19 ed entrati in ruolo dal 1 settembre 2019 in poi in una Regione diversa da quella in cui risiedevamo con le nostre famiglie, i nostri affetti.
Questo infatti prevedeva la norma, che in base ad una graduatoria nazionale avremmo potuto prendere servizio in Regioni lontane anche oltre 1000 Km da quella di residenza per un periodo di 3 anni, finito il quale avremmo potuto chiedere il trasferimento e tornare a casa.
Quello che non potevamo prevedere, era che proprio nello stesso momento venivano immessi in ruolo in Campania decine di ricorsisti del precedente concorso del 2011, indetto su base regionale, immissione che ha impedito la scelta della Regione Campania tra le destinazioni dei vincitori di concorso, con il conseguente “effetto domino” per cui i vincitori campani si sono per lo più riversati nelle Regioni del centro (Lazio in particolare) e i vincitori delle Regioni centrali in quelle del Nord. Fin dal primo anno scolastico abbiamo lavorato con spirito di servizio e resilienza, gestendo le scuole pubbliche nel momento delicato del lockdown, subordinando i nostri figli, genitori, affetti, al nuovo e difficile compito istituzionale che avevamo di fronte. Speravamo di poter rientrare già alla fine del primo anno, viste le tante deroghe varate per via della pandemia e invece per noi non c’è stata nessuna deroga.
Avremmo dunque aspettato altri 2 anni. Alla fine del primo triennio i posti disponibili nelle Regioni più richieste erano così esigui (0 in Campania e in altre Regioni del Sud), che solo i pochi tra di noi beneficiari, ahimé, di L. 104/1992 personale sono potuti rientrare o avvicinarsi alle loro case.
Negli anni successivi si è data la possibilità ai ricorsisti del concorso nazionale di entrare di ruolo attraverso un corso-concorso, con precedenza rispetto alla mobilità interregionale e sono inoltre stati indetti nuovi concorsi per Dirigenti Scolastici, su base regionale, anche nelle Regioni che nel 2022 non avevano posti disponibili per la mobilità.
Il risultato è che, concluso ora anche il secondo triennio, i posti disponibili sono ancora più esigui, pari a 0 in moltissime Regioni, visto che, in deroga all’art. 30, c. 2bis del D.Lgs. 165/2001, si è data precedenza alle nuove immissioni, piuttosto che alla mobilità interregionale.
Il risultato è che, non solo molti di noi si avviano a trascorrere il 7° anno lontano dalle loro famiglie, senza alcuna indennità di trasferta, né speranza di tornare, ma siamo anche sbeffeggiati: dalla nuova piattaforma per la mobilità, che ci consente di indicare qualsiasi Regione di destinazione, non indicando il numero dei posti disponibili, che spesso continua a restare pari a 0 e da sigle sindacali che hanno sbandierato per mesi, per il secondo anno consecutivo, di aver ottenuto di lasciare il 100% dei posti disponibili alla mobilità, senza curarsi di verificare quale fosse il numero dei posti disponibili, che se devono essere condivisi a discrezione degli USR con i neo-immessi in ruolo, continuano ad essere pari a 0, suscitando, come ogni anno, tante aspettative, anche da parte delle nostre famiglie e poi tanta delusione.
Siamo l’unica categoria di lavoratori della scuola che non può usufruire del ricongiungimento familiare (assegnazioni provvisorie, utilizzi) e gli unici che, pur lavorando per far rispettare la legge, vedono ogni anno atti amministrativi di secondo, terzo rango, scavalcare leggi dello Stato (D.Lgs 165/2001) e finanche la Costituzione (art. 29) e la CEDU (art. 8), così da essere privati dei diritti fondamentali e della trasparenza.
Ci rivolgiamo pertanto a Lei, che ha fatto del merito e del rispetto delle regole la cifra del Ministero che dirige, affinché solleciti gli USR a lasciare il 100% dei posti vacanti e disponibili alla mobilità, a renderli visibili nella piattaforma, a favorire il nostro rientro a casa e far rispettare la legge e la Costituzione.
Lettera firmata