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Dirigenti scolastici, veri e propri equilibristi

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La ricerca promossa dalla Fondazione Agnelli sulla “vita quotidiana” del dirigente scolastico propone uno spaccato realistico della scuola italiana.

Realizzata con  una metodologia molto innovativa dal sociologo Massimo Cerulo la ricerca è raccolta e raccontata in un denso ebook dal titolo curioso e significativo: “Gli equilibristi”.
L’indagine si propone di rispondere a domande che hanno a che fare proprio con il lavoro quotidiano del dirigente scolastico: quali sono le attività principali svolte dal dirigente nella sua quotidianità professionale? quali e quanti ruoli si trova “costretto” a recitare? quanto interagisce e quali comportamenti adotta nel rapporto con docenti, personale ATA, studenti e soggetti esterni al campo scolastico?
L’autore della ricerca ha applicato la tecnica dello shadowing, seguendo cioè “come un’ombra” per un’intera settimana quattro presidi di scuole secondarie superiori in quattro regioni italiane (Piemonte, Veneto, Calabria, Puglia) raccontando e analizzando comportamenti, dialoghi, interazioni, non detti.
Il risultato dell’inchiesta conferma quello che è un dato percepito da molti: il dirigente scolastico italiano è costretto oggi a fare mille mestieri diversi, ma trova difficoltà a essere un vero leader educativo.
Nei quattro casi descritti nel libro, il dirigente trascorre infatti gran parte della sua giornata lavorativa occupandosi prevalentemente di attività di carattere amministrativo e organizzativo; molto è anche il tempo dedicato alle relazioni con gli enti locali, con gli studenti e con i genitori.
Manca invece  la leadership educativa.
“In nessuna delle scuole investigate – osserva il direttore della Fondazione Agnelli Andrea Gavosto – il dirigente è colto mentre discute con il collegio o i singoli docenti degli specifici indirizzi educativi della scuola, dei pregi o dei limiti delle attuali pratiche didattiche adottate (e come possibilmente rinnovarle), dei problemi di questa o quella classe o di questo o quel dipartimento”.
Anche se non è facile comprendere esattamente i motivi di questa situazione, un fatto è certo: “Si tratta di un problema serio – aggiunge ancora Gavosto – perché se il preside, per una ragione o per l’altra, perde di vista l’oggetto stesso della sua azione, la sua efficacia non può che essere ridotta”.