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Docente dice a studente di far silenzio, lui replica: “Stai zitto, non rompere”, il video virale all’Università: persa autorevolezza?

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I docenti hanno perso autorevolezza? Sembra proprio di sì. In queste ore sta girando un video virale che riprende un fatto accaduto all’Università di Salerno. Un docente, nei corridoi dell’ateneo, ha chiesto ad uno studente di far silenzio, ma quest’ultimo gli ha replicato in malo modo, dicendogli di “rompere”.

Come riporta La Repubblica, “Ti vuoi stare zitto o no? Vai a fare lezione e non rompere il…”, questa sarebbe stata la risposta dello studente, ex deputato M5s, ad un docente di sociologia davanti ad altri colleghi “Questo è il livello”, ha detto il professore, incredulo.

Lo studente è stato punito

L’Università di Salerno ha fatto sapere che “in riferimento allo spiacevole episodio recentemente occorso negli spazi del nostro Ateneo è già stato attivato il procedimento disciplinare a carico dello studente identificato quale responsabile dell’episodio, come previsto dai regolamenti vigenti”.

Il rettore Vincenzo Loia “e l’intera Università degli Studi di Salerno stigmatizzano l’accaduto e, ribadendo con forza la centralità degli studenti, sottolineano che la stessa non può e non deve in nessun caso travalicare i limiti etici e comportamentali del rispetto e della civiltà”, si legge in una nota dell’ateneo salernitano.

Ecco lo sfogo del docente in questione, pubblicato su Salerno Today: “Io ho avuto la fortuna di fare il lavoro di ricercatore e poi di docente all’università. E’ già stata una fortuna all’interno della mia generazione passata per il precariato. Lo è ancora di più oggi per chi riesce a entrare in una posizione stabile in un contesto di precarietà notevolmente accentuata, che la nuovissima riforma del Governo accentuerà, anche perché proposta in una situazione di strutturale deficit di finanziamento. Ho anche avuto la fortuna di incontrare alcune migliaia di studentesse e studenti, con le quali e con i quali ho avuto dense esperienze di formazione e, a volte, di ricerca”.

“Di questa fortuna ho sempre ringraziato, cercando di ricambiare. L’università esiste perché ci sono le studentesse e gli studenti e questo non è, per me, un semplice punto di partenza o una retorica: è il motivo per cui chiedo di fare bene la didattica e mi impegno a farla. Ovviamente, richiedo in cambio una sola cosa: la condizione relazionale che permette una buona didattica, dunque la reciprocità del rispetto. Ho sempre fatto questa esperienza. Le studentesse e gli studenti che ho incontrato non sono mai venuti meno a questa richiesta. In alcuni casi, ho dovuta rendere esplicita la necessità di questa condizione, ma, di solito, essa è maturata nella relazione, nelle ore di lezione, presentazioni, scambi di messaggi e chiacchierate condivise. L’università è questo, lo è sicuramente dal lato della didattica. E’ una relazione di rispetto. Io ho avuto il privilegio di vivere questa relazione. Un episodio negativo, un momento divergente, non mettono neanche per un attimo in discussione questo privilegio, del quale continuo a ringraziare anche in questo momento le studentesse e gli studenti che nel tempo me lo hanno permesso”.

E la scuola?

Si tratta di un episodio che lascia sgomenti: sono moltissimi gli studenti che si comportano così con i propri docenti sottoposti costantemente a violenza verbale, insulti, sgarri di vario tipo, a volte anche da parte dei genitori.

Un caso del genere è stato raccontato anche dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara: “Dobbiamo ridare valore sociale ai docenti. Dobbiamo essere consapevoli del valore della scuola italiana. Ma ci vuole altro: abbiamo insisto sull’assicurazione sanitaria, l’arresto in flagranza per chi aggredisce un docente. Importante è il discorso della condotta. Autorità non è una brutta parola”.

“Una ds ha detto ad una docente ‘faccia quello che può’ di fronte ad un’alunna che non voleva spegnere il cellulare. ‘Faccia quello che può’ non lo voglio più sentire, è il fallimento della società italiana. Allora responsabilità individuale, stretta di condotta, sanzioni pecuniarie, arresto in flagranza, corsi di cittadinanza, percorsi personalizzati come il 4 più 2 alle superiori”, queste le sue parole.