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Docenti, nel 2016 uno su tre ha cambiato scuola. Salvini: regionalizziamo il reclutamento!

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Lo scorso anno un docente su tre si è spostato di sede: basta con questo stillicidio di cattedre che cambiano prof, è ora di regionalizzare il reclutamento.

A dirlo è il segretario della Lega Nord Matteo Salvini, alla vigilia della ripresa del confronto tra Miur e sindacati sul contratto sulla mobilità del personale insegnante in vista del prossimo anno scolastico, e dopo la denuncia odierna del “balletto”-record di docenti sulle cattedre libere di quest’anno quantificato nello stesso giorno dal Corriere della Sera.

Il leader leghista imposta il suo concetto partendo dai numeri sulla mobilità dell’anno in corso, comprensivi, oltre che dei trasferimenti, anche delle utilizzazioni e delle tante assegnazione provvisorie svolte per sanare anche gli errori derivanti dall’algoritmo ministeriale nei confronti di tanti assunti nell’ultimo biennio: dice Salvini che i “257 mila spostamenti su 768.918 insegnanti nell’ultimo anno” che hanno cambiato scuola “certificano il fallimento della pessima scuola di Renzi e Gentiloni (meno continuità didattica si traduce in più fallimenti scolastici dei nostri ragazzi e, ad esempio, in molte scuole lombarde manca ancora il 20% di insegnanti titolari di cattedra), ed evidenziano che è ormai tempo di regionalizzare il reclutamento dei docenti“.

In pratica, Salvini sostiene che il problema degli spostamenti dei prof si deve risolvere, come si usa dire, “a monte”: ovvero, non permettendo l’assunzione fuori regione dei vincitori di concorso, né tantomeno gli spostamenti lontano da casa di chi sta in GaE.

Nel “calderone” della polemica, il segretario della Lega Nord mette un po’ di tutto: anche il fatto che “gli attuali stipendi non consentono più di gestire trasferte di centinaia di chilometri da dove hai affetti e interessi”.

 

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Per Salvini, però, la soluzione esiste. Ed è quella caldeggiata da anni dalla Lega, in particolare da Mario Pittoni, ora responsabile Scuola del carroccio: “i candidati all’insegnamento devono poter scegliere in quale regione eleggere il proprio domicilio professionale, per poi confrontarsi alla pari con gli altri iscritti nella stessa regione“, tuona il leader leghista.

Che poi ribadisce il concetto, sostenendo l’inammissibilità del fatto “che ci siano spostamenti annuali di docenti che lasciano senza un riferimento migliaia di studenti: sarebbe opportuno che ogni nuovo inserimento avesse una continuità di almeno tre anni”.

Polemiche a parte, va detto che Governo Gentiloni e neo ministra stanno procedendo con provvedimenti esattamente opposti a quelli invocati dalla Lege Nord: in particolare, uno dei punti cardine dell’intesa sottoscritta il 29 dicembre tra Miur e sindacati, che dovrebbe portare alla stipula del contratto nazionale annuale già per metà gennaio, è proprio quello di far presentare ai docenti la domanda di mobilità liberamente scegliendo tra scuola, ambito o provincia con il superamento del vincolo triennale. La decisione presa, tra l’altro, anche per “mitigare” i tanti trasferimenti dubbi che hanno caratterizzato la scorsa estate, con inevitabili code giudiziarie.

Per non parlare del fatto che graduatorie ed aspiranti docenti (che presentano domanda per il concorso pubblico a “cattedra”), sono nati in larga parte da Viterbo in giù.

Tutti argomenti che nelle scelte fatta dall’amministrazione sul reclutamento pesano come macigni. Almeno per gestire l’attuale fase transitoria. Se, invece, Salvini si riferisce alla legge delega in via di approvazione sulle nuove modalità di assunzione, allora il discorso cambia. Ma anche in questo caso, la proposta della Lega Nord non sembra avere avuto molto seguito.