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“Docenti orribili”, “Fa pietà”: Google Maps elimina le recensioni delle scuole in tutto il mondo, gli istituti non sono hotel

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Basta cercare sul motore di ricerca Google una qualsiasi scuola, pubblica o privata: a comparire sono le recensioni degli “utenti” che con quell’istituto hanno avuto a che fare, genitori, ex docenti, studenti. Molto spesso lo spazio in questione si riempie di commenti offensivi, diventando quasi un luogo pieno di sfoghi.

Ma c’è una svolta: come riporta l‘Agi, gli avvisi e i voti lasciati dagli utenti su Google Maps per gli istituti scolastici di tutto il mondo saranno disattivati a partire dalla fine di aprile. Il motivo? “Questa decisione è dovuta alla presenza ricorrente di contributi fuori tema, nocivi e contrari alle nostre politiche”, ha spiegato un portavoce di Google. Commenti come “scuola che fa pietà”, “marcia e distrutta” o “professori orribili” si possono facilmente trovare sulle schede di diversi istituti in località europee e globali”.

Recensioni inutili rivendicazioni soggettive?

Il gruppo californiano ha precisato che la misura si applicherà agli “istituti di istruzione generale” di tutto il mondo, ma non coinvolgerà le scuole materne né le università. L’implementazione inizierà a fine aprile e richiederà alcune settimane. Anche le recensioni e i voti già esistenti verranno cancellati.

Il Ministero francese dell’Istruzione ha accolto con favore la decisione di Google di disattivare le recensioni sugli istituti scolastici. “Questa richiesta, promossa dal Ministero, mira a proteggere l’istituzione e il personale dell’Istruzione nazionale. Infatti, molte di queste recensioni venivano utilizzate come tribuna per rivendicazioni soggettive, senza possibilità di contraddittorio o replica”, ha spiegato il Ministero.

La dirigente scolastica: “Non vendo detersivi”

Spesso si è riflettuto sulla concezione di scuola oggi, vista dagli “utenti” come un servizio da valutare. Hanno fatto discutere il mondo della scuola e non le parole di una dirigente scolastica di un liceo di Bari nel corso dell’open day dell’istituto lo scorso 17 novembre. La preside ha attaccato la concezione, ormai sdoganata, che vede le scuole come aziende che devono cercare clienti.

“Io a chi si vuole iscrivere in questa scuola devo dire la verità, non vendo detersivi e non sono sul mercato”, ha raccontato a Il Corriere della Sera. In un lungo discorso la preside ha chiarito ai genitori che “non c’entrano i social, c’entrate voi che sovrapponete i vostri desiderata alle vite dei vostri figli, educate a coltivare solo il mito del successo e del denaro, e quando sarete vecchi vi abbandoneranno in una casa di cura”.

E ancora: “Non c’è bisogno che Crepet o Galimberti ci dicano che i genitori stiano troppo affidando alla scuola una loro incapacità educativa, lo si vede dai fatti di violenza di tutti i giorni. Il body shaming verso i compagni più fragili o l’offesa verso chi prende un brutto voto, chi lo fa è un teppista nonostante i genitori della ‘Bari bene’ gradiscano questo appellativo. Qualunque scuola scegliate, imparate ad ascoltare i vostri figli e insegnate loro ad avere cura di sé e degli altri, non a inseguire solo sogni di gloria e ricchezza”.