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DPEF: banco prova per il ministro Moratti

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Da qualche giorno sta circolando con insistenza la voce che il ministro Letizia Moratti intenda far inserire nel prossimo Documento di programmazione economica e finanziaria alcune norme relative al trattamento economico del personale della scuola.
L’iniziativa rappresenta il primo serio banco di prova per il nuovo Ministro.
Fino ad ora – infatti – tutto si è svolto secondo copione: le decisioni in campo scolastico assunte dal Ministro o direttamente dall’Esecutivo hanno riscosso il favore – più o meno evidente e consistente – della Cisl, della Gilda, dello Snals e dell’Anp, mentre sono state duramente criticate dalla Cgil.
Ma sul DPEF – che il Governo si è impegnato a rendere noto il 13 luglio – i giochi potrebbero essere assai più complicati.
Si dice infatti che il ministro Moratti vorrebbe affrontare – proprio nel DPEF – la questione del legame fra trattamento economico, carriera, capacità e merito.
Cosa succederà a quel punto ?
Se le organizzazioni sindacali e le stesse forze politiche fossero coerenti con quanto dichiarato fin qui, lo scenario sarebbe questo: Cgilscuola e Anp dovrebbero apprezzare la scelta del ministro, dato che in occasione del famigerato "concorsone" – pur con qualche distinguo – furono sostanzialmente favorevoli alla scelta di sottoporre a valutazione il personale della scuola.
Snals, Gilda e Cisl si vedrebbero costretti invece a prendere le distanze dal Ministro con la motivazione – già sostenuta in precedenza – che prima di parlare di valutazione si dovrebbero equiparare gli stipendi dei docenti italiani a quelli europei.
Cobas e Unicobas godrebbero infine del privilegio di non dover cambiare atteggiamento nei confronti del Ministro: dopo aver duramente criticato il decreto legge sulle graduatorie permanenti potrebbero continuare la loro opposizione anche su eventuali provvedimenti che leghino gli stipendi al merito.
Si troverebbe in seria difficoltà l’ex ministro Luigi Berlinguer che ora sta tuonando contro il ritiro dei decreti attuativi della riforma deciso da Letizia Moratti: come potrebbe trovarsi in disaccordo su una proposta che egli stesso – pur con modi e strumenti diversi – fece solo un paio di anni fa ?
Per evitare di trovarsi invischiata in una situazione imbarazzante la Cgilscuola ha già deciso la propria strategia: nei giorni scorsi il sindacato di Enrico Panini ha fatto sapere che – al di là del merito – non condivide il metodo del Ministro; i problemi del trattamento economico – sostiene infatti la Cgilscuola – non possono essere oggetto di una scelta unilaterale del Governo ma devono essere oggetto di contrattazione con i sindacati. Non solo, ma Panini lascia intuire che comportamenti unilaterali sarebbero considerati dalla Cgil antisindacali o quasi.
C’è insomma il rischio che la scuola diventi terreno di scontro politico: a farne le spese sarebbero certamente gli alunni, le famiglie e gli insegnanti. Non si capisce bene chi invece ne potrebbe trarre vantaggio.