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E il sottosegretario parlò da ministro

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“Il governo dovrà impegnarsi per dare vitalità a un sistema che non può più essere autoreferenziale”, così il sottosegretario all’istruzione, Davide Faraone, stigmatizzando i concorsi universitari, istruiti spesso per un solo candidato.

E l’intervista procede su queste problematiche: “Più che altro dal 2009 non ci sono stati più concorsi universitari, visto che solo dopo le abilitazioni del 2012 e del 2013 (ancora in corso) si sta iniziando a dare vita a un minimo turnover. Vedremo nei prossimi mesi i risultati delle nuove tornate concorsuali, ma è probabile che dovremo intervenire per cambiare”.

“È giusto”, continua ancora Faraone, “che avvenga una valutazione equa dell`insegnamento, qualunque esso sia. Non dobbiamo per forza demonizzare quanto viene realizzato in Italia né sopravvalutare quanto viene realizzato all`estero. Bisogna essere sereni e valutare nel più vero e concreto equilibrio i percorsi di insegnamento, che talvolta ci invidiano anche fuori dai nostri confini”.

 “Non entro nel merito” della valutazione dei titoli, “ma tutto avviene nel rispetto della legge. Semmai la legge va cambiata. D`altro canto le organizzazioni e le associazioni universitarie hanno più volte denunciato come la legge 240/2010 si è rivelata in buona parte inapplicabile e funzionale a una gestione rigidamente burocratica, centralizzata e verticistica degli atenei. Su questo ci confronteremo”.

E in fine viene chiesto: Che cosa non va in questo sistema?

«Questa domanda credo se la pongano tutti i ministri al loro insediamento, ma poi tutto sembra arenarsi in valutazioni sterili. C`è molto da fare e questo non ci preoccupa, anzi ci stimola. Innanzitutto la classe dirigente universitaria del nostro Paese non potrà più essere selezionata secondo logiche di stampo feudale, ma secondo indicazione orientate al merito. Pertanto bisogna: investire sempre più in autonomia e valutazione degli atenei, prevedere il finanziamento del Fondo di finanziamento ordinario sulla base di dati certi e oggettivi, cambiare lo Stato giuridico nazionale dei docenti collocati in un ruolo unico con uguali mansioni e uguale regime pensionistico, rivedere la procedura di abilitazione nazionale, dispendiosa e incapace di rispondere alle richieste di innalzamento della qualità della ricerca stessa».

Ed eccolo il cipiglio ministeriale, fa notare l’ANDU, Associazione Nazionale Docenti Universitari, che scatta proprio quando si chiede a Faraone cosa non vada in questo sistema dei concorsi.

”Questa domanda credo se la pongano tutti i ministri al loro insediamento, ma poi tutto sembra arenarsi in valutazioni sterili”.

Valutazioni sterili anche da parte dell’attuale ministra, dopo essersi posta una domanda, ma rimasta inevasa? E’ una critica dunque, fa notare l’Andu, anche alla ‘sua’ attuale titolare dell’Miur?

E più avanti il sottosegretario afferma: “bisogna (…) cambiare lo Stato giuridico nazionale dei docenti collocati in un RUOLO UNICO con uguali mansioni e uguale regime pensionistico, rivedere la procedura di abilitazione nazionale, dispendiosa e incapace di rispondere alle richieste di innalzamento della qualità della ricerca stessa.”

E prima: “le organizzazioni e le associazioni hanno più volte denunciato come la legge 240/2010 si è rilevata in buona parte inapplicabile e funzionale a una gestione rigidamente burocratica, centralizzata e verticistica degli atenei.”

Faraone parla, si chiede l’Associazione nazionale docenti universitari, anche a nome del ‘suo’ attuale Ministro che ha finora espresso posizioni (e comportamenti) opposte alle sue?

E oltre all’Andu, similare domanda ce la poniamo anche noi, considerato pure la scomparsa politica del partito di riferimento di Stefania Giannini, Scelta Civica, e anche di una latente assenza di interventi della ministra sulle varie materie che stanno interessando la scuola.

Sicuramente si dovrà trovare, per cambiamenti ministeriali, un “casus”, una motivazione, un pretesto: quale? E in più ci chiediamo, nella eventualità di un cambio di poltrona tra Giannini e Faraone: è meglio il “cattivo”, ma già provato o il “buono”, ma da provare?