Home Politica scolastica Fassina (PD): il Senato può ancora fermare questa riforma plebiscitaria

Fassina (PD): il Senato può ancora fermare questa riforma plebiscitaria

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È un fiume in piena l’on. Stefano Fassina, della minoranza Pd. “Sono preoccupanti e offensive le parole del segretario del Pd a Genova verso chi in questi mesi ha fatto proposte alternative su lavoro, democrazia e scuola. Chi non ha condiviso le svolte liberiste e plebiscitarie del governo non ha cercato di affermare il “suo interesse personale” ma l’interesse di quella larga parte di popolo democratico che alle elezioni di domenica scorsa è rimasta a casa o ha scelto altri partiti”.

Il riferimento dell’esponente della minoranza dem è, in particolare, a queste parole di Renzi: “discutiamo perché non si può fare riforma senza massimo coinvolgimento ma non cederemo a chi dall’ alto di rendite di posizione pensa che la scuola sia intoccabile”.

Fassina ha tenuto a ricordare al “segretario del Pd che la lealtà di chi rappresenta il Pd in Parlamento va innanzitutto al programma sul quale è stato eletto. Se Matteo Renzi intende ricucire il drammatico strappo tra Pd e popolo democratico, vi è una grande opportunità: il ddl scuola al Senato. Il governo dia parere favorevole agli emendamenti presentati da alcuni senatori Pd in Commissione Cultura per cancellare il potere dei presidi di chiamare e rimuovere i docenti, per introdurre un piano pluriennale per l’assunzione degli insegnanti precari, per correggere il finanziamento delle scuole secondarie private. Cosi, possiamo girare pagina, costruire un clima costruttivo e fare riforme progressive. È un segno di debolezza – conclude Fassina – invocare codici disciplinari per affrontare problemi politici”.

 

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La posizione è confermata dall’Area Riformista del Pd, la componente della minoranza che fa capo a Roberto Speranza. Su Twitter, nell’account ufficiale dell’ala del partito si legge: “#Scuola #Senato #Partito facciamo fatica ad andare avanti così. Ci stiamo preparando alla sfida congressuale”. La direzione del Partito democratico dell’8 giugno diventa sempre più un crocevia, almeno per il destino della riforma della scuola.

 

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