
Il comico e docente precario Filippo Caccamo, che fa spesso ironia sul mondo della scuola, ha rilasciato un’intervista a Domani in cui ha parlato della situazione del sistema scolastico con un velo di amarezza.
Ecco le sue parole: “I tempi di reazione della scuola sono quelli di un ubriaco, con i riflessi un po’ lenti. Siamo ancora alle prese con gli strumenti di un decennio fa, come la lim, il registro elettronico e le presentazioni Powerpoint. Ma ci tengo a sottolineare che nonostante la scuola sia lenta nell’adattarsi ai tempi che cambiano, non c’è dubbio che resti un posto sicuro per chi la frequenta. Virtuoso, necessario, perché al centro c’è la componente umana”.
“Necessario snellire la burocrazia”
“Le nozioni sono essenziali, ma serve che gli insegnanti offrano una valutazione ampia dell’allievo, di cui fa parte anche la condotta”, ha aggiunto.
Caccamo ha spiegato cosa, secondo lui, andrebbe cambiato: “Quello che penso serva alla scuola di oggi – lo ripeto sempre e non mi stancherò di farlo – è una rivalutazione della figura dell’insegnante. Va bene digitalizzarsi, vanno bene i fondi Pnrr per le scuola ma serve rimettere i docenti in condizioni sicure per insegnare e garantirgli una retribuzione dignitosa. Anche il sistema di reclutamento per come è impostato oggi non funziona più, troppi anni di precariato, troppa incertezza: è necessario snellire la burocrazia”.
“In buona fede naturalmente penso che la cosa giusta da fare sia mettere l’insegnante in condizione di fare il suo mestiere nella maniera migliore. E che questo migliori anche la relazione con gli studenti. È chiaro, però, che le armi del docente, come il voto in condotta, possono servire. Credo che molto dipenda dalla sensibilità del singolo”, ha continuato.
Quali modelli per i giovani?
“In una società in cui conta ‘l’issimo’, la vacanza bellissima, il posto fighissimo, essere ricchissimo, insegnare è chiaramente un mestiere con delle pretese diverse da quella economica: umane, culturali, psico-pedagogiche. Ecco, vorrei che noi docenti fossimo in grado di insegnare agli alunni anche quanto è bello vivere una vita normale, perché oltre ai soldi le soddisfazioni nella vita sono tantissime”, ha concluso il comico e insegnante.
Una docente: “Alunni ossessionati dal fare soldi sui social”
In questi giorni il mondo dello showbiz non ha parlato di altro: nella splendida cornice di Venezia si è sposato il patron di Amazon, il miliardario Jeff Bezos. L’unione tra lui e Lauren Sanchez ha attirato gli occhi del mondo intero, visti il lusso della cerimonia e le celebrità presenti.
Ci sono state anche molte polemiche, tra chi ha accusato l’imprenditore di essersi praticamente “comprato” Venezia e chi lo critica per il troppo sfarzo, come fosse uno schiaffo alla povertà. Ma c’è chi pensa anche alla questione “educativa”: a farlo è stato lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, a Il Corriere della Sera.
“Questo matrimonio è il peggiore esempio che possiamo dare ai giovani, peggio di così non c’è niente. A me compete dire, perché ho a cuore la questione educativa, che un evento simile comunica ai giovani che tutto è visibilità, tutto è soldi, tutto è finto. La cultura non c’è, non è nominata”, ha detto.
“Non si ragiona così: io posso tutto perché ho i soldi… Ma solo uno su un miliardo si arricchisce e così prendiamo in giro i giovani. Questo è un mondo in cui i padri insegnano ai figli che tutto dipende da quanto guadagnano. Dobbiamo guardarci dal dire a un ventenne: devi pensare solo al corpo e ai soldi”, ha aggiunto.
Non è la prima volta che parliamo di questo aspetto: una docente, con molta amarezza, un anno fa si è rivolta alla giornalista e blogger Selvaggia Lucarelli, a cui ha scritto uno sfogo, da lei pubblicato nelle storie Instagram. Ecco le sue parole: “Non c’è un ragazzino che non abbia l’ossessione del telefono e di come fare soldi sui social. Ogni volta che chiedo ‘cosa volete fare da grandi?’ le risposte più comuni sono: influencer, star di TikTok, Onlyfans; è un fenomeno sociale molto grave”.
“Mi chiedo: quando avremo bisogno di medici, veterinari, contabili, agricoltori, come faremo? Allora sì che meritiamo l’intelligenza artificiale, perché qui negli umani di intelligente non sta rimanendo più nulla”, ha concluso l’insegnante.