Una delle novità introdotte nella scuola con i finanziamenti del Pnrr è quella dei docenti tutor e orientatori: si tratta di oltre 40 mila insegnanti che hanno svolto un corso di formazione (organizzato dall’Indire attraverso dei moduli online della durata di 20 ore complessive) e che da un anno e mezzo sono impegnati nel seguire il percorso formativo degli studenti del triennio finale delle superiori.
I docenti tutor, in particolare, tra i loro compiti principali conducono quello dell’orientamento post diploma (nell’ambito degli studi e in campo professionale) e quindi operano a stretto contatto con le funzioni strumentali scolastiche, ma anche con i tutor Pcto: hanno il compito di seguire da un minimo di 30 studenti fino ad un massimo di 50.
Il loro ruolo punta alla realizzazione di un percorso formativo personalizzato e inclusivo degli studenti loro assegnati: quest’anno i compensi dei tutor varieranno tra i 1.589 euro a 2.725 euro lordo Stato. All’orientatore – uno per ogni scuola, con un ruolo anche di rendicontatore – dovrà essere invece riconosciuto un compenso di 1.500 euro lordo Stato.
A margine del convegno – svolto a fine febbraio all’Università Roma Tre di Roma e che ha portato al protocollo di Intesa per la sperimentazione di un modello d’integrazione operativa fra l’Università, le Fondazioni ITS Academy e le aziende – ‘La Tecnica della Scuola’ ha posto alcune domande ad Alda Paola Baldi, vice presidente Unindustria con delega al Capitale Umano.
I docenti tutor e orientatori, ha detto, “molto spesso vengono ascoltati anche più delle famiglie”, perché “l’offerta formativa in questo momento è molto alta, c’è di tutto e questa è una cosa positiva ma nello stesso tempo può creare un fenomeno di disorientamento per i ragazzi. Quindi, è importante che vengano date delle informazioni coordinate tra di loro”.
Baldi ha aggiunto che la filiera 4+2 e gli its sono “sicuramente un esempio importante di integrazione tra mondo del lavoro e mondo della Formazione”.
E ancora: “gli Its stanno riscuotendo un successo occupazionale perché il 90% alla fine del percorso scolastico trova lavoro subito”. Questo accade perchè “si vanno a formare delle competenze tecnologicamente avanzate in settori strategici che sono la meccatronica, l’informatica, l’energia”.
A proposito delle “competenze che vengono acquisite a scuola durante gli studi”, Baldi ha tenuto a dire che “hanno una vita che è più breve rispetto al passato, quindi c’è necessità di una flessibilità di pensiero, anche laterale, che porti ad evolversi a continuare a studiare e a capire che cosa serve in quel momento: sicuramente è un valore aggiunto il fatto di avere il pensiero critico”.
La vice-presidente Unindustria ha infine ricordato l’importante della convinzione degli studenti nell’intraprendere determinati corsi di studio e percorsi di lavoro: “i colloqui di assunzione – ha specificato – vengono fatti e sono stati sempre fatti anche guardando all’aspetto motivazionale, a quelle che vengono chiamate Soft Skills”.