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I genitori non educano più: sono diventati sindacalisti dei figli

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I genitori non educano più, ma svolgono soltanto la funzione di sindacalisti dei figli. Li appoggiano in tutto e per tutto, dicono sempre di sì e mai più no, fanno tutto ciò che i figli vogliono. I ragazzi di oggi dettano le regole in casa e fuori dalle mura domestiche.

I padri e le madri sono proni ai loro comandi e guai a dissentire: alzano le mani contro gli insegnanti e zittiscono chi li ha messi al mondo. Tuttavia non dobbiamo generalizzare ma, nella stragrande maggioranza dei casi, è la nuda e cruda realtà, quella che viviamo tutti i giorni e che le cronache quotidiane ci propinano.

Essere genitori oggi è molto difficile, a volte è un’impresa titanica educare al buon senso, rispetto delle regole della civile convivenza. Accontentare sempre e comunque genera un “male” diffuso e fa “ammalare” il tessuto sociale.

Dobbiamo metterci in testa che la scuola da sola non ce la fa a reggere l’urto della violenza: ha necessariamente bisogno della famiglia che deve dare l’impostazione educativa. Ci dobbiamo convincere che quel famoso “Patto di corresponsabilità” che al momento dell’iscrizione viene consegnato alla famiglia, va letto, riletto, meditato, evidenziato altrimenti non serve a nulla…è solo carta straccia.

I genitori devono imparare bene il loro mestiere di “essere genitori”, responsabilizzando i figli, non aiutandoli a superare l’asticella degli ostacoli, perché le difficoltà nella vita si incontreranno sempre.

Bisogna far capire ai figli che non è sempre scontata la vittoria, ma che è necessario saper accettare anche l’amarezza della sconfitta. Perché prima o poi la vita ti porterà ad affrontare grandi sfide e allora per i nostri ragazzi subentra la demoralizzazione, lo sconforto, il tedio, il “male di vivere” per citare Eugenio Montale.

Per affrontare le emergenze educative è urgente ripartire dal tessuto familiare, quel tessuto che è ormai sfibrato, reciso, senza più cuciture e smetterla una volta per tutte di attribuire tutta la responsabilità alla scuola, agli insegnanti che giornalmente lavorano in “trincea” tra situazioni veramente difficili ed ai limiti della tolleranza.

Se i genitori ritornassero al loro ruolo primario senza accusare l’operato dell’insegnante che svolge il suo lavoro di facilitatore delle conoscenze e d coeducatore forse potremmo in un prossimo non lontano recuperare quel tessuto sociale che si è annullato.

Gli episodi di violenza recenti sono la punta di un iceberg che sta rischiando di esplodere in tutta la sua virulenza e che stanno per ingenerare un fenomeno di emulazione collettiva.

Mario Bocola