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I presidi alzano la testa: sempre più compiti e pochi soldi, sarà “disobbedienza civile”

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Il blocco dei compensi comincia a provocare forti “mal di pancia” pure ai dirigenti scolastici. Alcuni dei quali presto metteranno in atto la “prima disobbedienza civile”.

Perché, dicono, “bisogna dare un primo segnale forte all’Amministrazione altrimenti la situazione peggiorerà sempre più”.

L’annuncio è arrivato dall’Associazione sindacale dirigenti scuola aderente alla Confedir, che ha anche spiegato i tanti motivi che hanno portato a questa decisione.

“Quale altra categoria sopporterebbe e accetterebbe passivamente quello che sta succedendo in questi giorni? Il Governo – sostiene il sindacato dei ds – è così convinto che non ci sarà alcuna reazione, che alza il tiro quotidianamente. Non solo non viene corrisposto quanto dovuto, non solo son si stipulano contratti da anni, non solo si continuano a pagare le reggenze con i soldi del fondo regionale, non solo non si incrementa il FUN, ma, addirittura la categoria dovrà restituire in media di 3-4.000 euro. Nel contempo aumentano le responsabilità, le competenze, gli impegni, i carichi di lavoro senza la previsione del ben che minimo compenso”.

 

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Per la Confedir è grave che a fronte di un incremento sensibile delle responsabilità, derivante prima dalla scuola dell’autonomia e poi dalla Legge 107/2015, i presidi delle scuole continuino a percepire stipendi lontanissimi da qualsiasi altro dirigente pubblico. Un esempio per tutti sono le indennità di reggenza, per scuole spesso anche lontane da raggiungere, davvero esigue rispetto all’alta mole di lavoro e di responsabilità che comportano.

“Si ha perfino il coraggio di mettere sul tavolo l’aumento di un caffè alla settimana, dopo anni di blocco illegittimo dei contratti, nella convinzione che la categoria sia così distratta e ingenua da accettare lo ‘scambio’ cadendo nella trappola: quattro caffè al mese al posto della vacanza contrattuale! 4 euro al posto di 24!”

Per questo, spiegano, è partito “l’invito a tutti i dirigenti scolastici a: non dare la propria disponibilità a far parte dei comitati di valutazione; a revocarla, qualora fosse stata già data; a rinunciare all’incarico qualora, nonostante la non disponibilità si è stati nominati. A rifiutare o a non accettare nessun incarico senza il corrispettivo compenso da concordare con le parti sociali”.

A questo punto, il sindacato auspica che l’intera categoria, quindi anche le altre organizzazioni sindacali, approvino l’iniziativa e agiscano di conseguenza.

 

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