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Il 17 novembre gli studenti tornano in piazza: si temono nuovi incidenti

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A soli tre giorni di distanza dallo sciopero e delle manifestazioni transnazionali volute dalla Confederazione europea dei sindacati per mandare un chiaro segnale di protesta alla Commissione europea e alla Bce, sabato 17 novembre gli studenti tornano ancora in piazza. Stavolta l’occasione per manifestare è la giornata mondiale dello studente, appuntamento internazionale di mobilitazione studentesca a difesa del diritto allo studio (che trae origine dallo storica rivolta studentesca a Praga contro il regime nazista).
Quest’anno l’obiettivo degli studenti è cercare “di portar a galla la drammatica situazione in cui versa il sistema italiano d’istruzione pubblica. Le scuole cadono a pezzi, una su due non è a norma e un istituto su dieci è ospitato da privati. L’università vive un aumento delle tasse che negli ultimi 10 anni è stato del 75%, 45 mila studenti sono senza borsa di studio, anche se ne hanno diritto in quanto capaci e meritevoli ma privi di mezzi”.
Già nella serata del 16 novembre gli studenti entreranno in azione: è prevista, infatti, la “notte bianca dell’istruzione pubblica”. A spiegarne il contenuto è Daniele Lanni, portavoce nazionale della Rete degli Studenti Medi: l’iniziativa notturna “verrà declinata sui territori con mille iniziative da svolgersi dal secondo pomeriggio a domattina. Da Perugia a Caltanissetta, passando per Napoli, Ascoli, Verona, Ferrara, Frosinone e tante altre ancora, tra musica, dibattiti e spettacoli, riprendiamo i nostri spazi e rimettiamo al centro l’Istruzione.”
Continua il Portavoce della Rete degli Studenti Medi: “Domani invece sarà la giornata di mobilitazione internazionale, con cortei, iniziative ed assemblee in molte città italiane. Da Palermo ad Ancona, in moltissime città italiane gli studenti medi e universitari scenderanno ancora in piazza per chiedere di essere il cambiamento che vogliono vedere nel mondo”.
Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari, ricorda che “il 17 novembre è da sempre una data importante nell’autunno studentesco e quest’anno lo è un po’ di più. Non solo perché abbiamo iniziative su due diversi giorni, ma perché per la prima volta abbiamo costruito, con gli studenti di Francia, Austria, Belgio, Spagna e Germania un appello unico di mobilitazione europea, che attraversava anche lo sciopero generale del 14 chiamato ‘Siamo il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo’”.
Conclude Orezzi: ” Ci hanno congelato il presente e rubato il futuro, e se vogliamo costruire un’Europa nuova, non si può che investire nel presente di noi studenti, noi giovani, che di questa Europa rappresentiamo la speranza e il futuro”.
Dopo gli incidenti del 14 novembre, con diversi feriti tra agenti e giovani, non solo studenti ma anche militanti di associazioni giovanili e centri sociali, si temono nuovi problemi di ordine pubblico. Soprattutto perché nella giornata di oggi sia le forze dell’ordine, sia i giovani hanno mostrato dei video privati che dimostrerebbero la volontà di imporre atti di forza reciproci. Le critiche maggiori si sono create per il lancio di alcuni lacrimogeni, effettuato dagli agenti in servizio a Roma da un piano rialzato di un palazzo istituzionale. Il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, avrebbe anche aperto un’inchiesta interna.
Le avvisaglie perché i problemi di ordine pubblico si ripetano ci sono tutte. Sempre il 16 novembre, nel centro di Palermo durante una manifestazione autorizzata, e organizzata dagli studenti medi e dagli appartenenti ai centri sociali, sempre per protestare contro le politiche di austerity del Governo e i tagli previsti per la scuola, nove poliziotti sono rimasti contusi, con prognosi che vanno dai 7 ai 10 giorni; un minorenne è stato fermato.
Continuano, intanto, le occupazioni studentesche in molte scuole superiori sparse per l’Italia. Nella capitale niente lezioni in diversi licei, tra cui il Tasso e il Newton. Mentre l’Unione degli Studenti e Link-Coordinamento universitario di Roma hanno comunicato che dopo l’occupazione simbolica degli uffici Laziodisu tenutasi il 6 novembre e le assemblee sviluppatesi nelle giornate successive, gli studenti delle residenze universitarie hanno deciso di occupare lo studentato di via De Lollis per denunciare la vergognosa situazione del diritto allo studio che si sta verificando da mesi nella regione Lazio.
“E’ da settimane – afferma Valerio, studente residente a Valleranello – che ci mobilitiamo per far comprendere alle istituzioni di Laziodisu e all’amministrazione regionale la drammatica condizione in cui si trovano migliaia di studenti in questa regione. Sono 1.200, quest’ anno, gli aventi diritto che non potranno risiedere all’interno degli studentati e nel contempo assistiamo ad una guerra tra poveri in cui gli idonei non vincitori e gli assegnatari sono costretti a contendersi i pochi posti letto, che in realtà di diritto spetterebbero ad entrambi. Come se non bastasse, con una delibera del luglio 2012, Laziodisu ha deciso di affittare fino al 20% delle stanze all’interno delle residenze universitarie, a prezzi di mercato, a soggetti che non ne avrebbero diritto”.