
Al netto delle comprensibili dichiarazioni necessarie per tranquillizzare i propri elettori, la firma del trattato NATO che prevede un ‘incremento fino al 5% delle spese per gli armamenti potrebbe rappresentare la pietra tombale sullo sviluppo, o meglio sulla ripresa, del sistema di istruzione pubblico, in particolare di quello statale. Infatti, anche prendendo per buone le parole della Presidente del Consiglio che sostiene che non verranno distolte risorse da altre priorità e ammesso che per questo Governo l’istruzione pubblica rappresenti una priorità, per risollevare la scuola pubblica statale dalla povertà di risorse umane ed economiche, servirebbero nuovi investimenti e non il semplice mantenimento dello “status quo”. L’accordo sottoscritto con la NATO aggiunge miliardi di spesa al già pesante bilancio del nostro Paese. Sarebbe ingenuo pensare che tale incremento non andrà a limitare la spesa sociale.
Noi socialisti non possiamo che prendere atto di come il nostro Paese, sottoscrivendo l’accordo del 5% di spesa in armamenti, sia stato piegato al ricatto del Presidente statunitense. Per noi socialisti il “si svuotino gli arsenali e si riempiano i granai” di Sandro Pertini non rappresenta un appello superato dal tempo, ma la metafora di un percorso politico da seguire ancora con forza. Un riarmo che limiti la spesa nell’istruzione statale rappresenta un ostacolo sulla strada della costruzione di una società basata sui valori del Socialismo, la libertà e l’uguaglianza.
Enzo Maraio, Segretario nazionale PSI
Luca Fantò, Referente nazionale PSI scuola