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Il monito del Consiglio d’Europa: nelle scuole più spazio alla convivenza e più soldi ai prof

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Le politiche scolastiche devono prevedere maggiori risorse e qualità. A chiederlo è stata, il 30 settembre, l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, attraverso il rapporto “buona governance e migliore qualità dell’istruzione” del senatore Paolo Corsini (Pd).

Nel documento, presentato a Strasburgo, si denuncia che ancora oggi la scuola europea non sarebbe all’altezza delle sfide come crisi economica, disoccupazione, immigrazione, razzismo crescente, che la società sta affrontando. Si chiede quindi agli Stati dell’UE di promuovere politiche scolastiche che lottino contro l’esclusione, che promuovano l’uguaglianza dei sessi, che facciano della scuola uno spazio di convivenza civile, un ambito dove si rispetta la libertà di pensiero e di coscienza, e che favorisce l’apertura verso l’altro e lo spirito critico.

Le nuove politiche dovrebbero anche assicurare stipendi adeguati agli insegnanti in modo da rendere la professione più attrattiva (l’Italia è uno dei Paesi UE che da questo punto di vista sta messo peggio n.d.r.). Oltre che prevedere un tutoraggio dei docenti affinché possano assumere le migliori pratiche di insegnamento. E andrebbero messe in atto procedure per valutare la qualità dell’insegnamento.

Nel rapporto UE si chiede, infine, di fare particolare attenzione alla corruzione in ambito scolastico. Questo, spiega Corsini, ha due risvolti: “Innanzitutto la scuola deve dare gli anticorpi contro la corruzione, per esempio introducendo codici etici, ma bisogna anche assicurare che le risorse finanziarie date per la scuola non siano sottratte dalla corruzione, come può succedere con gli appalti di costruzione dei complessi scolastici”.