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“Il Natale dei Magi” secondo Matteo: un itinerario spirituale raccontato come un giallo

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L’evangelista Matteo non fornisce molte notizie su protagonisti del “viaggio”. Non sappiamo né come si chiamassero, né quanti fossero; lascia intendere che fossero più di uno (usa il plurale: “magòi”); e non scrive che fossero re anche se i tre doni (l’oro, l’incenso e la mirra) sono preziosi e regali per quei tempi e non solo.
Il Vangelo secondo Luca, pur narrando della nascita, non fa alcun cenno dell’episodio dei Magi; mentre Marco e Giovanni neppure si occupa dell’infanzia di Gesù. Il presepio di Luca ambientato nella Betlemme dei pastori, fa nascere il Bambino in una mangiatoia – senza stella – e (dopo la presentazione di Gesù al Tempio e la purificazione della madre Maria) narra del ritorno della Famiglia a Nazareth.
Secondo Matteo, i Magi troveranno il Bambino nella casa (in greco “oikìa”). Poi c’è un doppio sogno: Giuseppe, avvertito del pericolo a causa di Erode, affronta un viaggio verso l’Egitto insieme a Maria e il Bambino; il sogno dei Magi li invita a non ritornare a Gerusalemme da Erode ma raggiungere i propri “domìni” per un’altra strada. Luca non parla per nulla della strage degli Innocenti. Ben strano però il crudele re Erode! Se proprio voleva uccidere quel neonato gli bastava dare ordine ad un suo soldato che a cavallo, in un paio d’ore, avrebbe compiuto gli otto km di distanza tra Gerusalemme (= la città della pace) e Betlemme (= il paese del pane) per infilzare di spada Lui, sua madre e Giuseppe. Quanti dubbi nel lettore!
Chi consulta i Vangeli non inclusi nella Bibbia canonica, quelli detti “apocrifi”, si accorge che sono ricchi di notizie sulla nascita e sulla fanciullezza di Gesù. Il papiro Bodmer al cap.42 fornisce i nomi dei Magi (Gasparre, Melchiorre e Baldassarre,) che portano tre doni oro, incenso e mirra; il Protovangelo di Giacomo, al cap. 21.1 afferma: “Erano venuti dei Magi, che dicevano: – Abbiamo visto una stella nell’oriente e siamo venuti ad adorarlo”; il Vangelo dello Pseudo Matteo si occupa dell’episodio al cap. 16.1: “Trascorso il secondo anno dei Magi vennero dall’oriente a Gerusalemme portando grandi doni”; l’Apocrifo “Vangelo dell’Infanzia Armeno” specifica che “questi magi erano tre fratelli”. I dubbi e gli interrogativi aumentano.
La Bibbia cattolica c.d. di Gerusalemme – alla nota su Mt 2,9 – avverte che nella narrazione di Matteo la stella è un astro miracoloso di cui è inutile cercare una spiegazione naturale. Non mi arrendo. Lasciando l’aspetto teologico all’insegnante di Religione, è possibile tentare un approccio “diacronico e sincronico” alla “storia” dei Magi e una lettura “allegoria” senza trascurare quella scientifica e teologica-monastica. Leggendo con attenzione il testo, meditandolo e, “pregandolo” di dare delle risposte alla lettura, è possibile concludere che: la vicenda dei magi non è né una favola, né una leggenda. E’ semplicemente una narrativa religiosa, cioè Epifania=manifestazione. Niente da dividere con la Befana e la sua scopa volante.
I Magi sono studiosi di astronomia, ricercatori della verità oppure sono solo illusi fanatici e visionari? O si tratta di personaggi partoriti dalla letteratura?
Per quanti volessero rivivere l’inquietudine della ricerca dei Magi, consigliamo la lettura dell’ottimo saggio a cura di Luca Scarlini “Il Natale dei Magi” (Einaudi, pagine XXIV-271, 2011). Un’interessante rassegna antologica che spazia dai testi canonici agli apocrifi, da Leone Magno a Marco Polo, da Jacopone da Todi a Goethe, da Gabriele D’Annunzio ad Anatole France, e ancora Lope De Vega, William Butler Yeats, Edzard Schaper e Arthur G. Clarke. Noi avremmo aggiunto anche alcuni versi della poesia di T. S. Eliot sul viaggio dei Magi, la cui conclusione problematica è affidata alle parole del mago narratore:
(…)“Tutto questo fu molto tempo fa.
Ma voi considerate questo:
Ci trascinarono per tutta quella strada,
una Nascita o una Morte?
Vi fu una Nascita, certo!
Ne avemmo prova e non avemmo dubbio.
Per noi però quella Nascita fu
come la Morte, la nostra morte.
Tornammo ai nostri luoghi, ai nostri Regni,
ma ormai non più tranquilli,
delle nostre antiche leggi”.
Anche se può apparire una contraddizione in terminis, da anni la nostra conclusione sulla vicenda del secondo capitolo di Matteo è la seguente: i Magi non sono mai partiti, ma di certo hanno trovato Quel che cercavano. Il loro è stato un “Itinerarium mentis in Deum”, un viaggio itinerante in cerca della Verità: Dio.