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Il posto fisso non basta più, i giovani cercano aziende green e sostenibili

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Nel suo film campione d’incassi, Quo vado, il personaggio interpretato da Checco Zalone era disposto a tutto pur di non abbandonare il posto fisso, anche a trasferirsi in Groenlandia. Mito per svariate generazioni di giovani, oggi l’idea traballa e non poco. Secondo gli ultimi dati forniti da Morning Future – l’Osservatorio di Adecco Group Italia – il posto fisso è soppiantato dal posto giusto. Alla fine del percorso di istruzione secondaria superiore o universitaria, i giovani italiani vanno alla ricerca di un’occupazione che sia in linea con il loro sistema di valori: sostenibilità ambientale ed etica sociale prima di tutto.

Proprio quest’ultimo aspetto – l’attenzione alle ricadute sociali delle scelte aziendali – sembrerebbe in cima alla lista dei criteri per la scelta dell’azienda in cui presentare la propria candidatura. I giovani della “generazione Greta Thunberg” si interessano alla cosiddetta Corporate Social Responsibility, la responsabilità sociale d’impresa, per cui prima di accettare un lavoro valutano se l’azienda in questione si preoccupa della salvaguardia dell’ambiente, se tratta bene dal punto di vista sociale ed economico i lavoratori, a maggior ragione se l’azienda opera in paesi in via di sviluppo. Insomma, se risponde alla definizione di Corporate Social Responsibility, così come si può leggere nel Libro Verde, Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese, presentato a Bruxelles il 18 luglio 2001 dalla Commissione delle Comunità Europee: “Essere socialmente responsabili significa non solo soddisfare pienamente gli obblighi giuridici applicabili, ma anche andare al di là investendo più nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate. Si apre in tal modo una strada che consente di gestire il cambiamento e di conciliare lo sviluppo sociale e una maggiore competitività.”

Oggi la green economy produce lavoro per i giovani: nel 2021, in base ai dati pubblicati dalla Fondazione Symbola,  la richiesta sul territorio nazionale è stata di circa 1 milione e 600 mila unità lavorative in vari profili: molte aziende, ad esempio, sono alla ricerca di sustainability o energy manager, figure in grado di gestire e supervisionare il consumo energetico interno. Altre hanno bisogno di esperti in economia circolare, altre ancora di dirigenti delle risorse umane specializzati in inclusione e parità di genere.

E’ di certo – e soprattutto – merito della scuola se nel corso di questi ultimi anni è cresciuta e si è consolidata tra i giovani una coscienza ambientale, intesa come voglia di contribuire personalmente alla sostenibilità ambientale. Sono molti gli istituti di ogni ordine e grado che hanno inserito nel loro PTOF percorsi didattici anche molto significativi, non solo la classica “educazione ambientale”: giusto per fare un esempio, in provincia dell’Aquila, ad Avezzano, l’Istituto di istruzione superiore “G. Galilei” ha, nel suo Piano formativo, il “curricolo verticale green”, che guida gli studenti verso la tutela della biodiversità, l’alimentazione sostenibile, la gestione dei rifiuti, le nozioni di green house e di green city e tanto altro ancora.

Insomma, con tutto il rispetto per chi è alla ricerca di un posto fisso quale che sia, è bello constatare che il posto giusto stia sempre più in primo piano nella mente dei nostri giovani.