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Il Vangelo secondo Crepet

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Buongiorno,

perché il vangelo secondo Crepet?

Perché le riflessioni e gli attacchi mirati ai genitori e riportati in questi giorni in un suo articolo potrebbero aver suscitato disappunto, così come accade spesso in chiesa ai fedeli che si sentono presi di mira dal prete che commenta qualche lettura del Vangelo che li riguarda.

E anche se parecchi padri e madri potrebbero non rivedersi nella figura dei genitori descritti da Crepet, molti altri sono pienamente dentro la parte.

Lo psichiatra riporta le parole che si sentono pronunciare a volte da alcuni genitori nei confronti di un figlio “Non gli abbiamo fatto mancare mai niente” e, aggiungerei io, “gli abbiamo dato anche quello che non avremmo potuto dargli.”

E così rendiamo loro la vita più facile, togliamo loro tutto ciò che è difficile da raggiungere e richiede impegno, sacrificio e abnegazione.

L’approccio educativo sbagliato inizia già con i figli piccoli ai quali per comodità o per non fare questioni ci rivolgiamo dicendo “Se non te la senti di fare il compito ti scrivo la giustificazione, se non hai voglia di venire a trovare i nonni stai pure a casa, se vedi che incomincia a piovere chiamami, ti vengo a prendere e si potrebbe continuare ad oltranza….

Così facendo, ribadisce lo psichiatra, abbiamo abbassato la capacità dei nostri figli di aggredire l’ esistenza.

Un altro grosso scoglio per i genitori risulta essere la scuola o meglio i professori a cui essi attribuiscono tutti i mali di cui sono affetti i propri figli: svogliatezza, poca voglia di studiare, cattiva condotta, brutti voti.

Chissà perché oggi vedo una scuola molto più leggera di quella di una volta, non vedo più il professore chino sul registro mentre pronuncia la fatidica frase “oggi sentiamo….” vedo invece molte interrogazioni programmate con l’aggiunta di un bonus per un eventuale “non mi sento preparato”.

E per togliere ancora più cultura e conoscenza e per alleggerire i programmi in questi giorni ci si è messa anche Susanna Tamaro.

Alla mostra del libro di Torino ha esternato il suo disappunto sul fatto che nelle classi si facciano ancora leggere e studiare libri come “I Malavoglia,” buttando così nella spazzatura autori sacri come il Verga.

E questo non va bene signora Tamaro! Esistono libri come i suoi da far leggere ai ragazzi durante l’estate sotto l’ombrellone, ma esistono quelli da portare in classe che vanno letti e riletti, aperti in due, commentati e aspirati.

E se ora cominciamo anche a “schiumare” sulla lettura dei classici come facevano le nostre nonne con il brodo di carne, ci ritroveremo con programmi sterili e un brodo insapore.

Qualche mente sublime ha contestato anche l’utilità della scrittura in corsivo e della necessità di togliere ai bambini l’obbligo di restare negli spazi durante la coloritura di un oggetto.

Sono consapevole che saper scrivere in corsivo non servirà più un giorno, ma da sempre si riconosce l’utilità di tale scrittura per sviluppare nel bambino le sue capacità oculo- manuali.

E così succede che nel Comune del mio paese alla richiesta di una firma su un documento, un ragazzo abbia chiesto di poter scrivere in stampatello in quanto non sapeva farlo in corsivo.

Certamente anche la coloritura può rappresentare una forzatura per il povero bambino, allora anche rispettare la fila voluta dalla maestra?

È arrivato il momento di sfrondare il superfluo e il vecchio che c’è nella scuola, facendo però attenzione a non buttare con l’acqua del secchio anche il bambino.

Distinti saluti

Mirella Rigamonti

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