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Indicazioni Nazionali primo ciclo: sabato 18 proteste, cortei e presìdi in 40 città; e intanto il Ministero non risponde ancora al Consiglio di Stato

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Sono tante le “sigle” che sabato 18 ottobre aderiranno ad una serie di manifestazioni in programma in diverse città per protestare con il progetto del Ministro Valditara di riscrivere le Indicazioni nazionali per il primo ciclo di istruzione.

Spicca la presenza della Flc-Cgil che, insieme con altre 25 associazioni professionali ha dato vita da tempo al Tavolo per la Scuola democratica.
“Il tavolo – spiega il sindacato di Gianna Fracassi – è nato per contrastare le Indicazioni nazionali 2025 per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione e la loro visione di scuola identitaria, anacronistica e classista”.
“Le nuove Indicazioni nazionali –
prosegue la nota – sono un testo elaborato senza un vero confronto con chi la scuola la fa ogni giorno e che, fin da subito, abbiamo contrastato per l’approccio complessivamente sovranista, identitario, etnocentrico e per la completa rimozione dell’orizzonte dell’educazione interculturale”.

La protesta coinvolgerà molte piazze, dal nord al sud, e vedrà la partecipazione di diverse associazioni che in questi mesi hanno fatto sentire la propria voce sul problema delle Indicazioni, dall’MCE, al CIDI, dall’Andis a Cemea e a Proteo Fare Sapere, fino al CESP e alla Fondazione Don Lorenzo Milani.
Roma, l’appuntamento sarà in viale Trastevere, davanti al MIM, dove si terrà un presidio a partire dalle ore 10.
“Il nostro – spiegano i promotori dell’iniziativa – è un appello in difesa della scuola della Costituzione, dell’eguaglianza e dell’inclusione; per una scuola che tuteli il diritto ad apprendere in tutto l’arco della vita, che insegni a pensare e non ad obbedire, che costruisca il futuro”.

Va detto che contro le Indicazioni Nazionali si è pronunciata anche una parte significativa del mondo universitaria; lo stesso CSPI (Consiglio superiore della pubblica istruzione) ha sollevato parecchie obiezioni ed anche il Consiglio di Stato, già un mese fa ha sospeso il proprio parere, chiedendo al Ministro di rispondere ad una serie di obiezioni.
Commentando il parere del Consiglio di Stato, il Ministro lo aveva definito un episodio di normale interlocuzione fra organi dello Stato sminuendone anche la portata.
Tanto che si pensava che in pochi giorni sarebbe stata diffusa la versione definitiva delle Indicazioni.
E invece, a distanza di un mese, non si sa ancora nulla in merito.
Segno che, evidentemente, le osservazioni del Consiglio di Stato non sono poi così banali.