Home Attualità Integrazione socio-economica dei rifugiati in Italia, il rapporto UNHCR. Il ruolo dell’istruzione

Integrazione socio-economica dei rifugiati in Italia, il rapporto UNHCR. Il ruolo dell’istruzione

CONDIVIDI

L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati UNHCR ha pubblicato in questi giorni il rapporto INTEGRATION BETWEEN CHALLENGES AND OPPORTUNITIES – A study on socio-economic conditions of refugees in Italy, frutto di una ricerca realizzata in collaborazione con Lattanzio KIBS e FIERI.

Si tratta, scrive UNHCR, del primo studio quantitativo realizzato in Italia sulle condizioni socio-economiche dei beneficiari di protezione internazionale e temporanea. Include inoltre un importante contributo dell’ISTAT che fornisce indicazioni significative sulla presenza, distribuzione e mobilità dei rifugiati in Italia. Si configura pertanto come uno strumento indispensabile per l’UNHCR e per le istituzioni nazionali e locali nella pianificazione di interventi e attività a sostegno dell’integrazione dei rifugiati.

Il testo è disponibile anche sul sito interministeriale integrazionemigranti.gov.it (il sito è costruito a partire dall’interazione tra tre ministeri: lavoro e politiche sociali, interno, istruzione e merito) che così lo presenta: dal rapporto emerge un quadro preoccupante, evidenziando che una larga percentuale dei rifugiati intervistati vive in condizioni di povertà, in particolare le donne. I dati mostrano che il 43,5% del campione vive in povertà assoluta, mentre il 67% rientra sotto la soglia di povertà relativa, e il 26% si trova in una condizione di grave deprivazione materiale e sociale (SMSD). In questi ultimi due casi, le percentuali risultano significativamente più alte rispetto a quelle rilevate per gli italiani e gli immigrati secondo la stessa metodologia.

Essere rifugiati oggi in Italia

Il rapporto, frutto di una complessa indagine non solo statistica quantitativa (con un questionario rivolto a 1231 rifugiati – 62% maschi, 37 femmine e 1% altro) ma anche dell’ascolto qualitativo mediante approfondimenti con interviste a informatori chiave e focus group con rifugiati affronta temi di particolare interesse. Vediamone alcuni:

Occupazione. Il tema del lavoro e dell’occupazione  rappresenta un ostacolo rilevante alla stabilità economica dei rifugiati. Nonostante siano attivi nel mercato del lavoro, molti di essi si trovano in situazioni occupazionali precarie. Circa l’84% degli intervistati ha svolto almeno un lavoro retribuito da quando è arrivato in Italia, ma solo il 21% ha un impiego stabile e a tempo pieno. Un altro problema critico è il basso livello di conoscenza della lingua italiana, che ostacola l’avvio di percorsi di integrazione efficaci. Dalla ricerca emerge che il 53% degli intervistati ha una conoscenza medio-bassa dell’italiano, una percentuale che sale al 62% per coloro che risiedono in Italia da 2 a 5 anni.

Alloggio. Oltre un quarto degli intervistati ha dichiarato di aver avuto problemi abitativi nell’ultimo anno. Alcuni hanno trovato soluzioni temporanee grazie all’ospitalità di amici o parenti, mentre altri si sono rivolti a strutture di accoglienza d’emergenza o, nei casi peggiori, hanno sperimentato l’homelessness.

Risorse e capacità di affrontare le crisi.  Rispondere alle difficoltà che i rifugiati incontrano in italiani dipende anche da risorse esterne, come il capitale sociale e il welfare pubblico. Tuttavia, la ricerca mostra che i rifugiati dispongono di un supporto sociale limitato: il 73% non ha mai avuto accesso a misure di welfare, e la maggior parte degli intervistati ha meno di tre persone su cui poter contare in caso di gravi problemi personali, a testimonianza delle difficoltà nel costruire reti di sostegno solide.

Accesso al sostegno pubblico. I rifugiati incontrano ostacoli nell’accesso al sostegno pubblico. Sono inoltre presenti barriere specifiche per le persone con disabilità e gli anziani. La mancanza di un’adeguata guida e la frammentarietà delle informazioni aggravano ulteriormente le difficoltà, in particolare nei settori della sanità e della protezione sociale.

Discriminazioni. Un numero elevato di intervistati (45%) ha dichiarato di aver subito discriminazioni, ma solo una piccola parte (17%) ha sporto denuncia alle autorità.

Il ruolo dell’istruzione e della scuola

Il ruolo della scuola e, più in generale, dell’istruzione (inclusa la formazione professionale e l’apprendimento della lingua) nell’integrazione dei rifugiati in Italia è presentato nel rapporto come un fattore fondamentale ma spesso caratterizzato da criticità e barriere.

La Competenza Linguistica, conoscenza della lingua italiana, è una dimensione critica per l’integrazione perché una limitata competenza linguistica può limitare l’accesso all’istruzione, all’occupazione e ai servizi sociali, vie cruciali per uscire dalla povertà. Ad esempio solo il 22% dei rifugiati intervistati percepisce di padroneggiare la lingua, mentre il 18% dichiara una conoscenza nulla o scarsa e il divario è in parte attribuito a una formazione insufficiente durante la fase di accoglienza. Solo il 61% ha imparato l’italiano da un insegnante professionista; tra questi, il 25% nei Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti (CPIA). Altri hanno imparato da amici/conoscenti o da soli.

Tra i più significativi impedimenti all’apprendimento linguistico troviamo due diverse tipologie di difficoltà. A livello individuale (basso capitale culturale/sociale, bassa istruzione formale precedente, poche opportunità di pratica) e a livello di sistema (poche ore nei centri di accoglienza, corsi non sempre adatti, difficoltà logistiche per raggiungere i corsi, priorità data all’ingresso nel mercato del lavoro rispetto all’apprendimento linguistico da parte degli operatori)

Riconoscimento delle Qualifiche e Accesso all’Istruzione Superiore

Un problema significativo è la difficoltà nel riconoscimento delle qualifiche e dei titoli di studioesteri. Il processo amministrativo è lungo e pieno di ostacoli e ciò ostacola l’accesso all’istruzione superiore e alle professioni regolamentate e contribuisce al “deskilling” (svilimento delle competenze) e allo “spreco di cervelli”.

Gli operatori dei sistemi di accoglienza e impiego tendono poi a indirizzare i rifugiati verso lavori generici piuttosto che verso impieghi che richiedono qualifiche, scoraggiando le loro aspettative di mobilità verso l’alto.

Raccomandazioni del Rapporto relative all’Istruzione

Per quanto riguarda il settore istruzione queste sono le raccomandazioni contenute nel rapporto UNHCR

  • Rafforzare l’apprendimento della lingua italiana a tutti i livelli del QCER, includendo corsi nei centri di accoglienza e aumentando i fondi per i CPIA, promuovendo corsi mirati (es. per bassa alfabetizzazione).
  • Sviluppare iniziative complementari per l’apprendimento della lingua, come supporto tra pari o corsi orientati professionalmente.
  • Promuovere l’istituzione e il rafforzamento di meccanismi pubblici per il riconoscimento dei titoli e delle qualifiche dei rifugiati (es. EQPR) per facilitare l’accesso all’istruzione terziaria e alle professioni regolamentate.
  • Promuovere iniziative per favorire l’occupabilità che includano riqualificazione, mentoring e formazione linguistica sul posto di lavoro.
  • Aumentare le risorse per supportare il riconoscimento di titoli e qualifiche, inclusi servizi di orientamento dedicati e assistenza amministrativa
  • Garantire il pieno accesso all’istruzione superiore (inclusi gli ITS), rimuovendo barriere amministrative/finanziarie e rafforzando i programmi di borse di studio per rifugiati.

In sintesi, il rapporto evidenzia che l’istruzione e la competenza linguistica sono leve essenziali per l’integrazione socio-economica dei rifugiati, influenzando significativamente la loro condizione di povertà e le opportunità lavorative. Tuttavia, il sistema attuale presenta numerose carenze nell’offerta formativa e nel riconoscimento delle competenze pregresse, a cui si aggiungono barriere sistemiche e individuali. Le raccomandazioni del rapporto puntano a potenziare queste aree per migliorare concretamente il percorso di integrazione dei rifugiati in Italia.

In generale il rapporto evidenzia come la mancata integrazione dei rifugiati non solo incide negativamente sulle loro vite, ma può anche generare tensioni e marginalizzazione, compromettendo la coesione sociale e mettendo a rischio l’armonia dell’intera società. Inoltre, rappresenta un’occasione mancata, poiché i rifugiati, con le loro competenze e capacità, possono contribuire in modo significativo alla crescita economica del Paese. Scarica il rapporto 
INTEGRATION BETWEEN CHALLENGES AND OPPORTUNITIES – A study on socio-economic conditions of refugees in Italy