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Intelligenza artificiale in classe, ma cos’è l’algoritmo? La parola non arriva dalla tradizione greco-romana, ma ha origini arabe, anzi persiane

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Già da piccoli i bambini devono impratichirsi degli algoritmi: il Ministro Valditara ne è pienamente convinto, tanto che vorrebbe dare ancora più forza a quanto previsto dalle Indicazioni Nazionali del 2018 che parlano esplicitamente di algoritmi e di pensiero computazionale.
Ma, esattamente, cosa significa la parola algoritmo?
Apparentemente la parola sembrerebbe formata da due termini di origine greca algos (cioè freddo) e rythmos (armonia, ritmo): quasi quasi potrebbe far venire in mente il “jazz freddo” (che a molti piace invece caldo…)
Ma non è così: il termine deriva dal nome di un matematico che si chiamava Al Khwarizmi vissuto nel IX secolo e di cui non si sa moltissimo.
Anche del suo paese di origine si sa poco: probabilmente non era neppure arabo, come spesso si dice, ma persiano.
Forse era nato nella regione centro-asiatica del Khwārezm, nell’area dell’attuale lago di Aral che si trova nell’Uzbehistan, ma visse per gran parte della sua vita a Baghdad.
Si dedicò allo studio dell’astronomia e della matematica e in particolare dell’algebra, scienza di cui viene considerato il fondatore.
E fu lui a tradurre in arabo antichi testi di matematici indiani.

Insomma la parola algoritmo non ha nulla a che vedere con le gloriose radici greco-romane della nostra cultura, anzi ne è parecchio distante.
D’altronde il termine algoritmo sta alla base dell’informatica perché da sempre gli “elaboratori” (o computer che dir si voglia) funzionano grazie a programmi che forniscono istruzioni elementari per consentire lo svolgimento di operazioni più o meno complesse.
Gli algoritmi, quindi, pervadono ormai la nostra vita quotidiana e non da oggi nella pratica didattica se ne tiene conto.
Oltretutto di algoritmi è piena anche la vita di tutti i giorni: la ricetta per fare la zuppa di pesce o anche semplicemente una frittata è essa stessa un algoritmo.
E quindi dire che adesso, per la prima nella storia della scuola italiana, se ne parla e si propongono attività didattiche specifiche sull’argomento appare davvero un po’ eccessivo.