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Iscrizioni con certificato medico: lo chiede la Lega

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Dopo la “mozione Cota” con la quale il Parlamento ha impegnato il Governo ad attivare “classi di inserimento” per gli alunni stranieri di prima immigrazione, è in arrivo l’ “interrogazione Grimoldi” che sarà esaminata dalla Commissione Cultura della Camera e che potrebbe suscitare altrettanto clamore.
Il deputato della Lega Paolo Grimoldi  chiede infatti al Ministro dell’Istruzione di valutare la possibilità che, d’ora in poi, le domande di iscrizione di tutti gli alunni (italiani e stranieri) siano corredate da adeguata documentazione medica che “escluda la trasmissibilità di malattie infettive e virali”.
Le preoccupazioni di Grimoldi sono legate soprattutto alla constatazione che “alcune malattie quali la malaria e la tubercolosi, le malattie veneree, la gonorrea e la sifilide, sono patologie trasmesse per via transplacentare o connatale, rare nei nati in Italia ma da prendere in considerazione nei bambini provenienti dai paesi che non fanno parte dell’Unione europea, di recente arrivo sia per adozione che per ricongiungimento familiare”.
La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità , aggiunge Grimoldi, “tenuto conto dello stato immunitario della popolazione infantile dei paesi in via di sviluppo  prevede nelle relative schedule vaccinali molte più dosi per la vaccinazione antipolio e difteritetetano, l’obbligatorietà per l’antitubercolosi, l’antipertosse e l’antimorbillo”.
E, come non bastasse, “l’infezione da HIV, l’epatite B, l’epatite C sono le più frequenti malattie infettive presentate dai bambini provenienti dai paesi in via di sviluppo o nomadi”.
Senza dimentica che “tra le patologie più frequenti per l’età infantile si registrano anche le parassitosi intestinali  (la giardiasi, l’ascaridiasi nella forma intestinale e polmonare, l’ossiuriasi, l’amebiasi, la tricocefalosi, l’anchilostomiasi e la strongitodiasi), nonché le parassitosi non intestinali”.
Ce n’è abbastanza, secondo il deputato della Lega, per pretendere che si assumano iniziative tese a tutelare la salute di tutti i bambini, sia di quelli stranieri sia di quelli italiani, “anche se – precisa Grimoldi – i rischi a cui i bambini extracomunitari o nomadi sono esposti non vanno ingigantiti”.