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Jobs act dopato: per 3 anni le aziende non pagano i contributi dei neo assunti, poi i licenziamenti

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“Il boom di contratti a dicembre è spiegato perché scadeva il bonus tramite cui le aziende per tre anni non pagano i contributi dei neo assunti”.

A lanciare l’allarme sul mancato successo del Jobs act è stato il giuslavorista Michele Tiraboschi, intervistato dalla Stampa il giorno di Pasqua.

Per l’esperto di lavoro, occorre fare “attenzione”, perché l’attuale mercato del lavoro sarebbe “dopato dalla decontribuzione” e  “fra tre anni avremo un incremento dei licenziamenti. Anche la Corte dei Conti ha lanciato l’allarme”.

Anche a proposito del programma ‘Garanzia giovani’, Tiraboschi è stato severo. “È un fallimento. Non lo dico io, ma i numeri”.

 

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Così “I numeri ci dicono che solo a un giovane su quattro è stata erogata una misura concreta. E appena nel 3,7% si è trattato di un contratto di lavoro”.

“Garanzia giovani – ha continuato il giuslavorista – è l’antipasto delle politiche attive del Jobs act. Era il primo banco di prova per vedere la tenuta della riforma ed è un flop. Ci sono molti iscritti, perché i ragazzi ci credono, illusi dalla parola ‘garanzia’. Ma la verità è che uno su quattro non ha nemmeno ricevuto risposta: se questo è l’anticipo delle politiche sul lavoro, il Jobs act fallirà”.

“Se il programma Garanzia giovani verrà rifinanziato, bisognerà imparare dagli errori commessi. Servirebbe un intervento autorevole delle istituzioni europee. Bruxelles dovrebbe darci un cartellino giallo e vigilare che gli sprechi non si ripetano”, ha concluso Tiraboschi.

 

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