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Kabul, ordigni esplosivi colpiscono tre scuole: almeno 6 i morti tra gli studenti

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La pace, come essenza umana ed antropologica della stabilità e della libertà, pare assai distante dal continente europeo e asiatico. Il Medio Oriente è quotidianamente accompagnato dallo scorrimento di un bagno di sangue che pare irrimediabilmente incessante dal 2011, mentre l’Afghanistan, terra ricca e prosperosa, versa dagli anni ’90 in una crisi politica ed umanitaria in cui è coinvolto Occidente, terrorismo internazionale e finalità d’approvvigionamento strategico delle parti in causa. I civili, illusi da quella modernità in mano ad oligarchi locali teleguidati dall’esterno, si sono affidati alle autorità che li hanno di fatto traghettati verso un futuro cupo, grigio e privo di protezioni e garanzie.

La resa – o la fuga – dell’esercito statunitense ha aperto un nuovo capitolo nella crisi afghana, garantendo in vesti differenti il ritorno dell’estremismo che ha di fatto portato a sostituzione un governo debole, scarsamente compatto e squarciato da crisi continue. La legge islamica ha fatto rientro nel corpus legis locale, bandendo le ragazze dalle scuole miste, oramai inesistenti nel paese e suddivise per sesso e permettendo a quelle norme saggiamente d’assetto laico di essere nuovamente interessate – o inquinate – da precetti religiosi, con riferimento al velo e al burqa. Numerose proteste negli scorsi mesi hanno interessato il mondo della scuola: si lamentano i docenti, con stipendio misero e programmi divenuti obsoleti ed inadeguati, protestano gli studenti i quali osservano le proprie libertà di studio ed internazionalizzazione delle proprie carriere formative. Tali dinamiche hanno contribuito all’affermarsi definitivo di escalations concretizzatesi tristemente, in data odierna, in azioni ostili a danno dei poveri studenti ed insegnanti.

I fatti: due ordigni, tre scuole coinvolte, sei i ragazzi rimasti uccisi

Almeno sei persone, compresi studenti, sono state uccise e altre 11 ferite dopo che due esplosioni hanno preso di mira una scuola maschile nel quartiere Dasht-e-Barchi della capitale afgana, ha detto un portavoce della polizia di Kabul. Khalid Zadran ha dichiarato martedì all’agenzia di stampa AFP che due ordigni esplosivi improvvisati (IED) sono esplosi fuori dalla scuola superiore Abdul Rahim Shahid nella parte occidentale di Kabul. Una terza esplosione si è verificata in un centro di lingua inglese a diversi chilometri di distanza, ma nella stessa zona. Non ha specificato se è stato causato da un esplosivo.

Non ci sono state segnalazioni immediate di vittime sul posto. In precedenza aveva twittato che tre esplosioni avevano interessato la scuola, che si trova in un’area abitata principalmente dalla comunità sciita Hazara, una minoranza etnica e religiosa spesso presa di mira dagli attacchi dell’ISIL (ISIS) in passato. Le esplosioni di martedì si sono verificate mentre gli studenti uscivano dalle lezioni mattutine presso la scuola, che può ospitare fino a 1.000 studenti. Non è stato subito chiaro quanti bambini fossero presenti nella scuola al momento delle esplosioni.

Referti ospedalieri e rivendicazione: si teme la pista del terrorismo internazionale 

Le esplosioni, avvenute in rapida successione, sono state oggetto di indagine e si temeva un numero maggiore di vittime, secondo l’ospedale di emergenza di Zadran e Kabul. Molti dei feriti si trovano tuttora in condizioni critiche.Il capo di un dipartimento infermieristico dell’ospedale ha detto all’agenzia di stampa Reuters che almeno quattro persone sono state uccise e 14 ferite nelle esplosioni. Al Jazeera, tuttavia, non è stato in grado di confermare autonomamente le cifre delle vittime. Le guardie nella stradina che porta al liceo a due piani hanno detto di aver visto 10 vittime. All’interno della scuola, un giornalista video dell’Associated Press ha visto muri imbrattati di sangue, quaderni bruciati e scarpe per bambini. 

Non vi è stata alcuna rivendicazione immediata di responsabilità per l’attacco, che è seguito ad una pausa di violenza durante i freddi mesi invernali e dopo che le forze straniere si sono ritirate l’anno scorso. I governanti talebani dell’Afghanistan affermano di aver messo al sicuro il paese da quando hanno preso il potere ad agosto, ma funzionari e analisti internazionali affermano che il rischio di una ribellione – di matrice civile o radicale – permane comunque.