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L’impegno didattico e civile di una scuola di “frontiera”

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L’istituto scolastico, che è all’avanguardia per strutture e iniziative didattiche, ha aperto l’anno scolastico alla presenza dell’assessore regionale per la Pubblica istruzione Mario Centorrino, oltre al sindaco di Gela, Angelo Fasulo, l’assessore comunale all’Istruzione, Maria Palumbo, all’on. Calogero Speziale e tante altre autorità. I veri protagonisti, però, sono stati gli alunni della scuola e gli studenti del Liceo classico gelese ospiti per l’occasione.
Nella cerimonia, durante la quale si è inaugurata la nuova piscina (nella foto), si è parlato anche delle riforme e di come la scuola deve fronteggiare, oltre le già note difficoltà, anche le nuove determinate dalla riforma Gelimini.
A proposito delle riforme la voce di una studentessa del liceo classico ha incarnato il pensiero di tutti gli studenti: “Ben vengano le riforme – ha detto Alice Palumbo – quando sono costruttive e migliorano la scuola, ma se mettono in ginocchio un’istituzione educativa diventano un problema serio. Noi giovano vogliamo una scuola più attenta alle nuove. Vogliamo vivere la scuola con serenità”.
L’assessore regionale per la Pubblica istruzione Centorrino è stato piacevolmente colpito dalla vivacità e organizzazione della scuola e ha stigmatizzato in tre momenti il suo intervento: “Il sistema scolastico – ha detto Centorrino – si presenta oggi con tre volti: quello dei bambini di Gela che trovano nella scuola un ambiente di deciso contrasto al malessere; quello dei liceali di Catania coinvolti in un severo percorso di studio consapevoli artefici del loro futuro; quello degli studenti che a causa dei tagli si trovano di fronte a discontinuità nell’insegnamento, disagi ambientali, confusione sull’applicazione delle regole base dell’offerta didattica”.
Per il dirigente scolastico Giudice “occorrerebbe investire di più nelle scuole del Sud, tenendole aperte il più possibile, anche d’estate”.
Noi – ha continuato il dirigente Giudice – per avere una piscina abbiamo fatto una colletta, perché la risposta della nostra scuola è l’umanità; basti pensare che alla refezione scolastica sono ammessi anche coloro che non possono pagare”.
Riguardo ai fondi, l’on. Speziale ha ricordato che “ci sono finanziamenti per le scuole che presentano progetti sull’educazione alla legalità e sulla lotta alla mafia, insomma per tutte quelle scuole a rischio”.
Per meglio conoscere gli obiettivi della scuola abbiamo chiesto al suo dirigente, Salvatore Giudice:
 
Quale difficoltà sta vivendo la scuola primaria, oggi, nel pieno delle riforme?
La scuola primaria non può rimanere relegata ai margini dell’interesse pubblico. Anzi, per l’alta funzione sociale chiamata a svolgere dovrebbe, semmai, ottenere la massima attenzione dalle istituzioni e avere la priorità nell’investimento di risorse”.
Così non è purtroppo – continua il prof. Giudice – negli ultimi tempi le elementari hanno subito tagli notevoli e rimangono il segmento scolastico più economicizzato all’interno della Pubblica istruzione”.
Come ottemperate alla riduzione delle risorse, visto che la vostra scuola ottiene comunque ottimi risultati?
Per fortuna la maggioranza degli insegnanti è composta da persone brave e preparate, che fanno il loro mestiere con grandissima dignità, nonostante uno stipendio invidiato da pochi e lo scarso prestigio sociale di cui godono. Solo la passione coltivata per la propria professione permette loro di svolgere un compito, oggi, doppiamente complicato: se da una parte devono insegnare ai bambini e a ragionare, a incanalare i sentimenti, a essere responsabili a impostare una vita da persone serie, devono dall’altra, supplire all’assenza dei genitori, sempre meno presenti nella vita dei figli”.
La scuola di Gela, però, a differenza di altre scuole è chiamata ad affrontare problemi specifici, quali?
La presenza di microcriminalità, per esempio, diffusa (dalle caratteristiche peculiari sia per l’elevato numero di ragazzi coinvolti sia per la loro giovanissima età) e un disordinato sviluppo economico ed urbano hanno finito per deturpare non solo l’ambiente ma anche le coscienze.
Il guaio è che la metà dei bambini gelesi vive in quartieri privi di ogni servizio essenziale e dove prospera l’illegalità, il sommerso e la cultura dell’arrangiarsi. Diventa, pertanto, necessario proporre una strategia di prevenzione basata sulla scuola, unica istituzione in grado di lottare contro ogni forma di violenza, di formare le coscienze e di trasformare i comportamenti di tutti i giorni”.
 
Ma la scuola, da sola, può fare tutto ciò? Crediamo che tocchi a tutti gli altri, quelli che stanno fuori, a dare il proprio contributo, affinché si crei una rete di sinergie, forte e capace di fare breccia in questo tessuto. La società civile può farcela.