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La lenta agonia dei precari Gae

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La lenta agonia durata quindici anni per i precari Gae finirà il giorno 03/03/2015 grazie ad un decreto che nel bene o nel male porrà il termine a questa condizione. A questo punto è giusto ricordare chi sono i precari GaE:

1. Fonte economica delle Università italiane: per le SSIS e i corsi abilitanti o ancora di più per i Corsi di perfezionamento farlocchi, per usare le parole del Premier, “obbligati” a svolgerli per evitare il rischio di essere scavalcati in graduatoria dal collega con pari punteggio o leggermente inferiore al proprio.

2. Protagonisti di “fittizie lotte” dei sindacati e dei loro avvocati, per sbandierare la tutela di qualche diritto nei tribunali, ma abbandonati negli ultimi mesi perchè bisognava tutelare i precari delle GI, chiamati da essi precari veri (come se esistesse il precario finto), solo perchè Renzi aveva promesso lo svuotamento delle Gae, allora bisognava puntare su altre categorie di precari per aumentare il numero dei tesserati, mettendo l’uno contro l’altro, in una lotta assurda!

3. Personaggi principali di scoop giornalistici: sarete assunti in 148.000, 120.000, 90.000, non saranno assunti tutti i precari dell’infanzia, quelli delle classi di corso obsolete, etc.

4. Non meritevoli, non capaci di dare una scuola di qualità: parole dette da alcune deputate per acquistare maggiore visibilità sui giornali e in TV. Renzi capisce che è colpa dei governi precedenti che hanno creato questo sistema increscioso vuol porci rimedio ci assumerà tutti, ma quando si trova di fronte alla “praticità” della situazione, ciò non è possibile. Quindi si deve inventare qualche criterio risolutivo, allora spunta “il servizio” che è “l’arma giusta” per fare un po’ di “pulizia” nelle GaE, peccato che per quindici anni “il servizio” non è stato mai il requisito per farne parte.

La conclusione peggiore di tutta questa vicenda è che nella stessa categoria ci saranno vincitori e vinti, quest’ultimi spareranno le ultime cartucce: si affanneranno a rivendicare i loro diritti acquisiti scrivendo lettere ai giornali e a i siti internet, andranno a protestare in piazza, lotteranno nei tribunali con un iter decennale, però non saranno ancora “morti”, perchè c’è il concorso che li aspetta, il quale stabilirà definitivamente se essi saranno ancora “vivi” o “morti” per il mondo della scuola.