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La ministra Fedeli vuole contrattare anche lei, ma allora a che serve l’Aran?

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La nascita dell’Aran è datata 1994. L’Agenzia per la Rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazione nacque allora per dare gambe alle norme sulla privatizzazione del rapporto di pubblico impiego introdotta nell’ordinamento con il decreto legislativo 29 del 1993

Si trattava di un passo logico e necessario: se i contratti nazionali del pubblico impiego sono di natura privatistica è indispensabile che essi vengano stipulati attravero un soggetto terzo e non direttamente dal Governo.

Fa pensare, quindi, la recente dichiarazione della ministra Fedeli che ha annunciato che lei stessa, o almeno qualche autorevole esponente della parte politica, potrebbero essere presenti alle trattative per il rinnovo del CCNL del comparto che si apriranno non appena verrà emanato l’atto di indirizzo.
L’annuncio della Ministra suona davvero strano dal momento che, in venti anni, non risulta che nessun rappresentante del Governo abbia mai preso parte alle trattative (diverso è il caso dei pur frequenti incontri di carattere politico che si sono sempre svolti fra Governo e parti sociali: ma si tratta di altra cosa, tanto è vero che in questi casi agli incontro non partecipano i tecnici dell’Aran).

 

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Sulla dichiarazione di Valeria Fedeli, il segretario Unicobas Stefano d’Errico ironizza, e non poco:  “Se la ministra decide di partecipare alle trattative, significa che l’Aran non serve a molto, anzi che è quasi inutile. Ma allora una buona idea potrebbe essere quella di sopprimere l’Aran (il nostro sindacato, contrario da sempre al decreto 29 e alle sue nefaste conseguenze, saluterebbe con favore una scelta del genere. Ovviamente chiederemmo subito che i risparmi derivanti dalla cancellazione dell’Aran vengano utilizzati per incrementare le risorse contrattuali. Docenti e Ata ne sarebbero felici”.

“D’altra parte – aggiunge d’Errico – questa è la nuova tecno-burocrazia che si è persino insediata in edifici storici della prima Repubblica. L’Aran sta in via del Corso, nella stessa sede che fu del Partito Socialista, mentre la Commissione di Garanzia per il diritto di sciopero è comodamente alloggiata a Piazza del Gesù, nella storica sede della Democrazia Cristiana”.