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La Rai compie 60 anni, ma già a 7 anni parlava di scuola

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I principali trasmettitori erano a Roma, Milano, Napoli, Torino e Monte Peglia, in Umbria, e da quei luoghi la Rai iniziava il suo ingresso sempre più massiccio, attraverso antenne svettanti nel cielo, nelle case degli italiani, portando quell’unità culturale e di lingua soprattutto ancora non affatto omogenea nell’intero Paese.
Il primo programma che viene trasmesso è condotto da Mike Bongiorno: “Arrivi e partenze” e poi a seguire tanti altri, compreso il Telegiornale che diventa un mezzo straordinario di informazione, controllata, ma in grado comunque di rendere un servizio indispensabile. 
E con la Tv si fa strada pure il boom economico che consentirà a sempre più italiani di acquistare un televisore.
Dal 1953 al 1960, dopo sette anni dal suo primo vagito, la Rai fa entrare nelle case degli italiani anche una scuola virtuale, con maestro, lavagna e gessetti: si chiama “Non è mai troppo tardi. Corso di istruzione popolare per il recupero dell’adulto analfabeta” ed è rivolta appunto agli analfabeti e ai non scolarizzati che all’epoca erano tanti. Il conduttore-maestro si chiama Alberto Manzi.
L’obiettivo è insegnare a leggere e a scrivere ai tanti italiani che avevano superato l’età scolare ma che erano ancora non sapevano nè leggere nè scrivere. E il maestro scrive su una lavagna le vocali e le consonanti e pure le tabelline. La trasmissione, che va in onda nella fascia preserale dal lunedì al venerdì, viene sospesa nel ’68, dopo oltre 480 puntate.