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La strada incerta del futuro della scuola italiana

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Gentile Redazione della Tecnica della Scuola,

non capisco cosa abbia in mente il ministro Bianchi e quali siano gli obiettivi che intende perseguire per “almeno” affrontare i problemi della Scuola Italiana.

Ho la sensazione che si voglia mettere il sigillo proponendo le “solite riforme scolastiche”, a prescindere dai veri problemi, ma di fatto non mettendo mano ad alcuna problematica che investe il tessuto scolastico italiano; spero di essere smentito.

Mi risulta infatti (forse mi son perso qualcosa) che si stia affrontando la criticità degli adeguamenti delle strutture scolastiche con interventi poco consistenti e significativi sul versante delle norme di sicurezza previste (edifici che vanno a pezzi sia dal punto di vista statico che dal punto di vista impiantistico, nonostante la legge 81/2008, le prescrizioni del D.L. 18/12/1975 che riguardano il rispetto delle norme igieniche e degli indici di funzionalità scolastica, cioè 1,96mq per alunno, nonché il D.M. 26/8/1992 sul rispetto delle norme antincendio).

Del rispetto di tali norme non c’è traccia nei pensieri dei governanti e sono ormai passate nel più totale dimenticatoio o quasi; ne valutato il tempo a disposizione, si può pensare di avere edifici a norma prima dell’inizio del nuovo anno scolastico.

Non mi risulta inoltre che ci si stia preparando per adeguare le scuole ad affrontare le problematiche dovute al covid: manca un mese e mezzo all’inizio del nuovo anno ma di installazione di sistemi meccanici di ventilazione non si vede traccia; parimenti non c’è un piano operativo sanitario di rientro, avendo riguardo per l’elevatissima percentuale di contagi che si abbatterà come un tornado anche sulla scuola

Non c’è alcuna speranza che si eliminino le classi pollaio; nonostante i reiterati appelli dei docenti e delle famiglie a portare a 15-18 il numero massimo di studenti per classe bensì si continua imperterriti per la strada che porterà ad avere 28-30 alunni per aula. Poi ci si stupisce del fatto che ci sia un’elevata incidenza di dispersione scolastica. Evidentemente l’aspetto strettamente didattico non è una priorità, così come non è prioritario avere riguardo per i ragazzi con sostegno, BES e DSA che necessiterebbero di classi meno numerose in modo tale da permettere ai docenti di calibrare meglio la didattica ( ricordo che i docenti sono esseri umani con doti e capacità normali e non da supereroi).

Qualcuno non comprende che gli spazi didattici devono essere tali da consentire un apprendimento proficuo e rispettoso delle individualità dei ragazzi, altrimenti si sfocia nella ipocrisia e nell’insulto alla intelligenza di studenti, docenti e famiglie.

Non posso esimermi dal ricordare che i docenti italiani sono i meno pagati d’Europa insieme alla Grecia, con stipendi da fame che ledono la dignità di persone che hanno dedicato anni allo studio.

Ma anche su questo aspetto possiamo dormire sonni tranquilli: il Governo sarà inamovibile, salvo poi richiedere corsi di aggiornamento obbligatori ai docenti.

Per quanto mi sostenga il ricordo, non ho mai frequentato corsi del cosiddetto aggiornamento, utili ai fini dell’attività didattica, ma altresì si è trattato di perdita di tempo e soldi (ricordo che questi corsi di aggiornamento dovranno essere pagati agli “esperti”, sottraendo risorse per adeguamento dei laboratori, delle aule multimediali e di attrezzature didattiche informatiche). Meglio l’autoaggiornamento.

Dai sindacati inoltre, ben poco possiamo aspettarci; spesso divisi e inconcludenti, non meritano ulteriori commenti.

Quindi signori del Governo, va benissimo se avete delle serie intenzioni in questi termini, altrimenti abbiate il coraggio di dire che non c’è idea del se e del come affrontare i problemi della Scuola Italiana; se ne prenda atto, poiché questa è la percezione dei docenti sul vostro operato, gli stessi docenti (quelli che entrano in classe) che a quanto mi risulta, non avete mai consultato.

Giampaolo Bullegas

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