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La Volontà di potenza di Nietzsche? Non esiste. Quando le falsificazioni mistificano il pensiero di un filosofo

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Riprende a circolare una edizione del 1906 della “Volontà di potenza”, attribuita a Friedrich Nietzsche e a cura della sorella Elisabeth, sposta Förster, e da Peter Gast nel 1906, che però ormai tutti gli studiosi considerano opera “tagliata e rimontata” con appunti e frammenti del filosofo raccattati anche dalle bozze di lettere che il filosofo non spediva. 

Partiamo dall’inizio e dal filosofo francese George Bataille il quale nominava la sorella di Friedrich Nietzsche, Elizabeth ‘Giuda Förster’, per averne falsificato lettere e scritti, al fine di consacrare il suo pensiero al nazismo, di cui era spasimante. 

Antisemita per vocazione, ebbe diverse liti col fratello che abborriva il razzismo, la più grave fu quando decise di sposare un certo Bernard Förster, licenziato come insegnate per il suo antisemitismo e per essere assertore della supremazia della razza tedesca, tanto da fondare una colonia ariana in Paraguay, dove però si suicidò con l’accusa di Amministrazione fraudolenta. 

Ormai del tutto fuori ragione, Elizabeth, nel 1900, si prese cura del fratello Friedrich a Weimar, dove iniziò l’opera di manomissione dei suoi scritti, come denunciò subito Karl Schlechta, incaricato di curare un’edizione completa delle sue opere. 

Cercando gli originali delle lettere pubblicate dalla sorella e non trovandole, chiese spiegazioni a Elisabeth, curatrice del Nietzsche-Archiv, che però si rifiutò categoricamente di rispondere. Dopo la sua morte, nel 1935, lo studioso poté constatare che di ben 32 lettere non si potevano trovare gli originali e che dunque si trattava di testi di mano della sorella. Ma non solo, Schlechta scoprì un gran numero di abbozzi di lettere, dirette ad altrettanti filosofi, studiosi e  pensatori del tempo, che Nietzsche non aveva mai spedito, considerandole solo delle bozze,  ma che la sorella aveva adoperato per i suoi fini e che corrispondevano proprio a quella lettera di cui non si erano trovati gli originali.

Ma non finiscono qui le disavventure falsificatrici delle opere del filosofo tedesco e dunque del suo pensiero. A parte le lettere, si era ormai sicuri che almeno un’opera, “Der Wille zur Macht”, La volontà di potenza, era stata artificiosamente raffazzonata con appunti e frammenti del filosofo proprio dalla sorella. Scrissero all’epoca Giorgio Colli e Mazzino Montinari, pubblicando gli scritti di Nietzsche per Adelphi a partire dal 1964: “La nostra edizione critica risolve il problema in modo chiaro e semplice, quest’opera ‘La volontà di potenza’ non esiste”.

In pratica, era stata creata dalla signora Förster mediante appunti e note che il filosofo aveva scritto in alcuni quaderni e di cui si riprometteva ricavarne un’opera. Infatti, i due studiosi per rendere veramente oggettiva l’opera del pensatore tedesco preferirono inserire questi appunti come “Appendice” nelle opere autenticamente nicciane col titolo di “Frammenti postumi”.

A riprova delle falsificazioni, basta citare una frase presente nella prefazione alla “Volontà di potenza”, copiata proprio da una di quelle lettere nascoste, nella quale l’imbroglio è giocato fra due avverbi: “schon”, già, e “schwer”, difficilmente. E allora, mentre Nietzsche scrive: “La volontà di potenza come principio sarebbe per lui ‘difficilmente’ comprensibile”, nella manomissione diventa: la volontà di potenza diventa per lui “già comprensibile”, capovolgendone del tutto il significato.

Scrive Mazzino Montinari: “Ma l’ironia della sorte vuole che proprio queste parole decisive siano una duplice falsificazione.  Ciò risulta da una lettera di Petr Gast a Ernest Holzer del 25 gennaio 1910”. Altro Giuda, fu il cugino Richard Gehler che, nel suo libro “Nietzsche e l’avvenire della Germania”, cerca di accordare l’insegnamento di Nietzsche con quello del “Mein Kampf” di Hitler. 

D’altra parte, Nietzsche sapeva bene che su di lui le speculazioni non sarebbero mancate, gli accanimenti, le menzogne, le mistificazioni. “Un libro per tutti e per nessuno” è il sottotitolo del suo Zarathustra, l’annunciatore dell’Oltreuomo, che è ben altro dei luoghi comuni su cui presunti ideologi lo vorrebbero portare.