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Lettera aperta al sottosegretario Reggi

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On.le Sottosegretario Reggi,

chi Le scrive è un cittadino che fa l’insegnante nella scuola pubblica statale. Mi permetta di manifestarLe tutta la mia solidarietà, in ragione degli attacchi a cui è stato sottoposto in questi giorni, dopo l’intervista concessa ad un noto quotidiano; intervista che illustrava i tratti di una riforma “epocale” (la centesima in cento mesi…) sulla scuola. Ella deve essere una persona dotata di una forza non comune.

Anche a costo di varcare le forche caudine dei dieci minuti di celebrità, concessi ormai a tutti e in ogni dove, come vaticinava decenni fa Andy Warhol. Perché Ella parla da una condizione di prigionia che non è per niente da invidiare. Prigionia doppia, per giunta. La prima: quella imposta dal Mef, o meglio dalla iper-tecno-burocrazia che lo insedia e che impone un diktat, sul bilancio statale, prossimo al fondamentalismo, ma solo quando si tratta di fiscalizzare fino allo spasimo i redditi da lavoro dipendente e di pensionati . La seconda: quella impartita dalla fantomatica “Europa”, e da tutti i suoi organi di controllo rigorosamente non elettivi, quindi “nominati” da entità immateriali, volatili, (come le bolle speculative dei mercati); tali dispositivi europei di controllo, “nominati” dagli “spiriti animali” del capitalismo finanziario, devono essere lasciati liberi (o neo-liberi) di rastrellare ogni risorsa pubblica, per poi privatizzare, e quindi, naturalmente, “valorizzare” (ci mancherebbe altro…). E così è costretto, da questa doppia prigionia, a nebulizzare il recente passato (non quello di un secolo fa, ma giusto quello degli ultimi 10 anni) nel quale diversi governi della Repubblica parlamentare italiana hanno considerato il sistema educativo e formativo della scuola pubblica statale solo un capitolo di spesa, fastidioso per giunta. Capitolo da centrifugare il più celermente possibile. (si confronti il “rapporto Giarda” del 2012: il quale, spazzando via ogni asmatica retorica sulla società della conoscenza da valorizzare, sancisce che il peso di istruzione e ricerca nella composizione della spesa pubblica complessiva è passato dal 23,1% del 1992 al 17, 7% del 2009 (cioè “meno” 5,4% ; dato da Paese in via di de-sviluppo; e dal 2009 al 2013 la tendenza si è consolidata). Le chiedo scusa, ma è come se avesse inghiottito la pillola blu, quella del film “Matrix”, quella che permette di vivere solo ed esclusivamente per il presente e non nel presente.

Quanto da Ella espresso, ca. le ore lavorate dai docenti italiani, inferiori rispetto la media europea, corrisponde ad una rappresentazione disallineata non solo rispetto i rapporti Eurydice (che infatti affermano il contrario), ma anche rispetto la sedimentazione di provvedimenti legislativi che hanno, in questi ultimi 15 anni, deformato la scuola pubblica statale.

Ed è disallineamento, finta realtà, scambiare la cd. “produttività” solo con la quantità, quindi con una fase storica ormai datata, e non, e soprattutto, con la qualità. E poi, la produttività, almeno nel XXI secolo, collima con ricerca, innovazione e investimenti. Nel corso dell’intervista, poi, dice di voler sforbiciare di un anno le scuole secondarie di 2°, e “terminare” migliaia di precari (ma lo dice con eleganti perifrasi); ecco mi pare che il centro nevralgico della faccenda sia proprio questo: i tagli, i “risparmi”. Le 36 ore, le scuole aperte fino alle 22, sembrano degli obiettivi civetta creati apposta per distogliere l’attenzione dall’obiettivo primario, che è quello di “razionalizzare”, “rimodulare”, insomma, tagliare e basta. E dire che Ella proviene da un partito, il Pd, il quale durante gli anni in cui militava all’opposizione, prometteva di delegificare ogni norma di stampo gelminian/brunettiano. Questo partito ha poi lucrato, sul piano elettorale, da questa promessa la responsabilità di governo, anche grazie ai voti di una discreta parte di elettori del mondo della scuola. Ma forse a Ella non importa molto questo particolare, in quanto, come altri 630 Suoi colleghi, Ella è nominato, non eletto, grazie a un meccanismo elettorale, definito “porcata”, che Vi state accingendo a cambiare. In peggio. (Ma naturalmente dipende dalla prospettiva con la quale si osserva; a questo proposito, non so perché ma mi sovviene una magistrale battuta di Alberto Sordi : “Io so’ io, e voi nun siete un c….”). Così, sotto questo aspetto la solidarietà cede il posto alla delusione. Perché in Parlamento, tutti, ma proprio tutti hanno le loro lobbies: dai tassisti agli avvocati, dagli evasori fiscali ai corrotti, dai corruttori ai monopolisti ai tangentisti. Gli insegnanti, no. Non ne hanno bisogno. Sono una categoria fin troppo privilegiata. Le vacanze… Le 18 ore… Bla, bla, e blaaaa. Una proposta: perché anziché guardare, con benevola negligenza e sguardo devoto, gli “spiriti animali” che razziano in lungo e largo, non si accosta ad osservare la realtà vera che informa la quotidianità scolastica? Che informa “la qualità” e “produttività” (sic!) del sistema scolastico? Ella è stato un apprezzato sindaco, quindi di realtà vere dovrebbe essere esperto. Butti il cuore oltre l’ostacolo e scarti la pillola blu, per conferirla dentro una ecoballa. Un’altra proposta: perché non approfittare della evoluzione di internet verso il 3.0 e collaudare un sistema scolastico fondato su un solo insegnante per ciascun segmento scolastico del primo ciclo e dei licei/istituti del secondo; in ogni classe verrebbe proiettato l’ologramma di questi pochi docenti assunti a t.i, privilegiati e competenti, e con retribuzioni da parlamentare. Così, una volta per tutte, si smonta quella cattedrale, costruita con il lievito dell’ipocrisia, che la classe politica italiana edifica quando parla di politiche scolastiche. Pensi al risparmio che ne deriverebbe, questa volta veramente definibile “epocale”.

La ringrazio per l’attenzione e La saluto con cordialità.

Antonio Pirrone