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Lettera di un prof ai suoi studenti in vista del ritorno in aula al 100%

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Cari ragazzi,

dal 26 di aprile, senza uno straccio di vaccino, sarete ammassati in 20, 25 o anche in 30 o più in aule che misurano quanto il salotto di una media famiglia italiana. Solo che per un assembramento del genere, in una casa privata, arriverebbe la polizia.

Rischiate grosso. Stavolta più di noi professori che un mezzo vaccino – Dio solo sa quale – almeno lo abbiam fatto. E attenzione: non solo rischiate di beccarvi il Covid leggero –a molti di voi è già capitato – ma di patire fastidiosi danni collaterali, appena registrati in letteratura medica e su cui ancora poco si sa.

Potrei dire che un po’ ve la siete voluta, lasciando troppo spazio mediatico a quei vostri coetanei che, per le piazze d’Italia, son andati berciando, spalleggiati da genitori su cui taccio per carità cristiana, contro la DAD e per il ritorno, come che fosse, a scuola. Per “socializzare”.

Bene: vedrete che bella socializzazione sperimenterete, ammassati in aula come animali e, insieme, costretti a star fermi e imbavagliati per cinque o sei ore.

Ma a guardar bene, la ragione di una scelta così pericolosa – “rischio calcolato” un accidente – è un’altra. Vedete: in un tempo che sembra remotissimo ma che invece arrivò fino al principio degli anni ’90, l’Italia fu patria di grandi industriali, d’imprenditori coraggiosi e lungimiranti, di un artigianato unico al mondo. Fu quella la base di un’economia che arrivò a essere la quinta del pianeta. Ora di tanto splendore – di quello culturale neppure parlo: fu e amen –  ci restano cuochi, ristoratori, affittacamere, “organizzatori di eventi”, giostrai e curatori d’immagine, fisica ed estetica. Davvero – come profetizzò un certo politico del secolo scorso – l’Italia s’è ridotta al grande albergo, al gran centro benessere, al gran parco giochi d’ Europa.

E dunque: se – per qualche settimana, non di più: è la mia unica consolazione – balleremo ancora la quadriglia di un breve “Liberi tutti”, lo dovete innanzitutto ai titolari dei vilia negotia ac commercia. – davvero brutta gente, almeno secondo Cicerone –  e all’influenza che hanno esercitato su politici spietati e miopi quanto possono esserlo solo un demagogo e un banchiere.

In ogni caso, buona fortuna, ragazzi.

Biagio Buonomo

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