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Libri di testo: agli albori di una rivoluzione

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Se fossimo in Francia la cosa non crerebbe il minimo stupore, dal momento che il ministero francese ha normativizzato programmi, contenuti, grandezza e peso dei libri per la scuola, ma dal momento che la scuola italiana vive una fase di profonda trasformazione sembra utile una riflessione su questa novità.  
La scuola, con l’autonomia che entrerà in vigore nel settembre del 2000, sarà sempre più sotto gli occhi della società e soggetta ad un necessario controllo di efficacia che la renderà più o meno appetibile ai genitori che dovranno decidere il corso di studi dei propri figli. E’ necessario, pertanto, che gli strumenti che coaudivano questo processo – libri di testo in primis- siano altrettanto qualificati  e rispondano alle esigenze di efficacia di insegnamento e di apprendimento cui la scuola sarà chiamata.
Tra i punti più interessanti della circolare ne abbiamo individuati alcuni:
1. “il testo non può prescindere dall’avere una dimensione europea”: se la cosa è più difficile per le materie scientifiche e già attuata come per la storia, per la letteratura si aprono prospettive interessanti dal momento che sarà sempre più auspicabile approfondire Shakaspeare più che qualche autore italiano minore, Goethe piuttosto che uno scrittore vicentino o emiliano o calabrese semisconosciuto.
2. Il libro può essre “arricchito da strumenti informatici e multimediali”: su questo argomento grava l’incognita della alfabetizzazione tecnologica della scuole, del numero di cd-rom, dei collegamenti in rete. In ogni caso non si facciano troppe illusioni coloro che prevedono la sostituzione del libro con i cd-rom nella scuola: l’insegnamento è e resterà il libro, veicolo di trasmissione dei saperi tra le generazioni. L’informatica entrerà – lo farà sempre di più- come supporto, ma non come fulcro della didattica.
3. Il punto francamente più inquietante arriva quasi in chiusura di circolare: “le case editrici si faranno carico di istituire controlli di qualità dei loro prodotti, certificati da organismi da esse stesse individuati”. Il rischio è quella di un proliferare di centri di “controlli di qualità” (su che cosa? sul contenuto? sulla forma?) messi in piedi dalle stesse case editrici per controllare il lavoro delle case editrici stesse.
L’autonomia sarà certamente positiva per l’aggiornamento dei libri di testo dal momento che obbligherà le case editrici ad uscire dal quarantennale guscio che le permetteva una comoda rendita di posizione, le obbligherà a mettersi sul mercato ed a rimettersi continuamente in gioco puntando sulla ricerca, sull’innovazione e sulla sperimetazione dimenticando per sempre le adozioni pluriennali per legge che le mettevano, di fatto, in una situazione di “libera concorrenza protetta”.