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Luciana Littizzetto e la querelle con la docente colpita con pistola ad aria compressa, la legale dell’insegnante: “un’occasione persa per restare zitta”

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Dopo le dichiarazioni dell’attrice e comica Luciana Littizzetto, che ha fatto una lunga riflessione sul perché la docente di Rovigo è stata colpita dagli studenti con una pistola ad aria compressa, le reazioni del web non sono mancate.

A rispondere alle dichiarazioni della Littizzetto è stata la legale della professoressa che ha commentato: “Littizzetto ha perso un’occasione per starsene zitta. Mi auguro che sia stata una boutade delle sue perché, se la battuta è pensata, sta a significare che la signora “tollera” gli atti di bullismo in classe allorquando i docenti non siano stati in grado d’instaurare un rapporto empatico con gli alunni”.

La riflessione non è stata accolta benissimo sul web dove tantissime sono state le risposte da parte sia dei docenti, che dei lettori, ma anche dello stesso ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che ha affermato: “Quando uno studente spara ad un insegnante non ci sono se e non ci sono ma. Educhiamo al rispetto sempre e comunque”

Alcuni docenti hanno dichiarato: “Trovo veramente superficiale il commento di Luciana Littizzetto a proposito della docente colpita con un fucile ad aria compressa, e mi chiedo come mai si debbano leggere certe ‘sparate’. Distinguere i professori tra ‘deboli’ e ‘non deboli’, che profonda analisi!

E ancora interviene un’altra prof.ssa: “Manca il rispetto verso gli insegnanti e l’insegnamento, il denigrare continuamente i docenti e il loro operato anche e soprattutto tramite quel ‘meraviglioso’ canale in cui passano le voci delle comari o delle galline che fanno a pezzi le persone senza pietà”.

L’intervento integrale di Luciana Littizzetto

La comica ha affermato: “Certo, il gesto che è stato fatto è assurdo e violento, però questa gestione non so se è stata utile o non inutile. Non so, questa situazione mi ha fatto riflettere su quanto siano cambiati i tempi in parte da quando insegnavo io. Io ho insegnato per nove anni. Durante questi anni di insegnamento, in una scuola periferica di Torino, nessuno mi ha mai sparato. Però è vero che c’erano delle classi che erano particolarmente turbolenti, tiravano anche gessetti. Ma non ho mai pensato di convocare, denunciare, scrivere ai giornali. Era una faccenda mia personale e della scuola e mi dicevo ‘o imparo a gestire le classi difficili con le mie forze o è meglio che cambi mestiere’. Poi l’ho cambiato perché mi piacevano altre cose, ma devi imparare ad avere a che fare con questi energumeni”.

Aggiunge anche: “Quando entri in classe sei tu e loro. Se tu sei debole, loro ci marciano tantissimo, non serve a nulla mandarli dal preside, convocare i genitori, denunciare. I ragazzi fiutano la debolezza. In una scuola abbastanza difficile dove insegnavo io c’era un prof. che quando entravi in classe dopo di lui, la classe dovevi ristrutturarla, si tiravano perfino i banchi, si appendevano fuori dalle finestre. Ogni tanto qualche professore mi chiedeva aiuto per metterli in riga. Anche quello l’ho imparato con il tempo a farlo. Non è che tu arrivi e sai come fare. Non esiste una classe ingovernabile, esistono dei professori molto bravi con i quali i ragazzi stabiliscono una relazione e altri con cui non ci riescono. E non è solo colpa dei ragazzi, è anche proprio colpa del professore. È l’empatia, quel qualcosa che fa intuire ai ragazzi che proprio li ami, altrimenti non saresti lì perché ti piace stare con loro, sei interessato a ciò che pensano e sentono. Se riesci a creare questa sensazione, non ti sparano con la pistola ad aria compressa”.

E conclude: “I ragazzi hanno sparato solo a una professoressa, non a tutti. Questo ci deve far riflettere perché probabilmente non è riuscita ad entrare in sintonia con i ragazzi scatenando questa aggressività fuori luogo e da punire”.