Home I lettori ci scrivono L’uso distorto dei social da parte dei docenti. Alcune riflessioni

L’uso distorto dei social da parte dei docenti. Alcune riflessioni

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Ho letto con molta attenzione l’articolo di Lucio Ficara. Pur condividendolo nella sua generalità non posso fare a meno di notare il suo essere monco e la sua pericolosa tesi di fondo.
Giustamente Ficara stigmatizza l’uso distorto dei social e il linguaggio a volte scurrile a volte violento usato da alcuni insegnanti e dirigenti.
Tace però su un punto che quanto meno avrebbe dovuto richiamare. Gli insegnanti e i dirigenti altro non sono che uno dei riflessi della politica italiana.
Dimentica di dire gli insulti che tutti noi ci siamo presi durante le contestazioni alla buona scuola. Dimentica di dire che in occasione del referendum costituzionale l’allora presidente del consiglio tacciava di “professoroni” di “gufi” ecc tutti coloro che non condividevano la sua posizione.
Dimentica di dire che un sottosegretario usava il termine “sfigati” per coloro che non si laureavano in 5 anni. Magari tra questi c’erano degli studenti lavoratori.
Ma dimentica di dire il linguaggio ancora più volgare e scurrile di molti onorevoli poco onorevoli. Forse ha dimenticato quando qualcuno che sedeva in parlamento e che è stato addirittura ministro dichiarava che con la bandiera italiana si puliva il “culo”.
Tutto questo per giustificare quei docenti verbalmente violenti? Assolutamente no. Ma ricordare anche questi piccoli dettagli forse si.
Veniamo alla pericolosità delle tesi di Ficara.
Nel suo articolo parla di docenti che “additano” istituzioni scolastiche e direzioni generali degli uffici scolastici regionali, gli ispettori, i magistrati e anche Istituzioni come il Garante dell’Infanzia e dell’adolescenza.
Termina il suo articolo con l’invito/augurio che Il problema del cattivo utilizzo di facebook, da parte di uomini e donne di scuola, dovrebbe essere profondamente esaminato e dovrebbe essere trovata una soluzione.
Non chiarisce però il senco della soluzioneda trovare e dove. Sarebbe stato molto interessante se avesse chiesto ai politici di dare il primo esempio. Oppure Ficara pensa che i docenti dovrebbero essere passivi esecutori delle decisioni del ministro e del governo di turno.
Chi decide poi qual è il limite da rispettare tra critica e offesa? Non è fore possibile “additare” alla pubblica opinione le tremende contraddizioni dei nostri governanti che tanto predicano la meritocrazia e poi si nomina ministro dell’istruzione una diplonata triennale? e poi si nomina ministro della salute una diplomata del liceo classico? e poi si incarica di rivoltare come un calzino la pubblica amministrazione chi ha copiato una tesi di dottorato? Ricordo male o la CGIL ha avuto qualcosa da ridire sulla/e legge/i Madia?
Vogliamo BANDIRE le volgarità, il linguaggio cruento e offensivo dalle nostre esternazioni? Sarò accanto a Ficara. Ma solo su questo.

Lorenzo Mario