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Ma dal 1° settembre come faranno le scuole senza più vice-presidi? Il caos è assicurato

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Se salta la riforma, per molte scuole sarà un bel problema: se della mancata adozione dell’organico funzionale, che avrebbe portato sei-sette docenti in più ad istituto, per fronteggiare meglio supplenze, classi difficili, progetti e quant’altro, se ne potranno fare una ragione, visto che sino ad oggi ne hanno fatto a meno, lo stesso non si può dire per quanto riguarda il supporto alla dirigenza.

Oltre mille scuole, infatti, vale la pena ricordarlo, nell’anno scolastico che sta volgendo al termine, sono state affidate in reggenza. Poi ci sono le sedi distaccate, anche decine di chilometri da quella centrale, che fanno aumentare questo numero in modo esponenziali. Sino ad oggi si è sopperito a tali ‘buchi’, all’assenza fisica del capo d’istituto, con la presenza dei vicari: quelli che ogni preside, ad inizio anno, ha potuto nominare, individuandolo, come sua persona di fiducia, tra l’intero corpo docente. Per effetto della Legge di Stabilità, questa figura, remunerata con fondi ad hoc, tutt’altro che adeguati ma comunque previsti, è venuta meno. La maggioranza, il Pd in testa, ha sempre detto che era tutto calcolato: perché con l’approvazione sicura della riforma, il supporto al ds si sarebbe potuto ricavare tranquillamente attraverso lo staff venutosi a determinare con l’organico funzionale.

Ma se il ddl, come sembra, dovesse essere rimandato di un anno, come si potrà continuare a supportare i dirigenti scolastici? Chi governerà migliaia di scuole in sua assenza? Chi lo coadiuverà, anche in presenza di una sola sede, nel gestire migliaia di alunni? Chi sarà in grado di valutare se e come sostituire un docente in malattia per un giorno o per il primo giorno, che sempre per via della Legge di Stabilità 2015 non potrà essere ‘coperto’ con un supplente?

 

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A porsi più di un dubbio non siamo solo noi. Sulle pagine del Messaggero se lo chiede anche Mario Rusconi, vice-presidente Anp: “si pensi all’importante ruolo del vicepreside, di fatto eliminato in tutte le strutture. Molte realtà confidavano in queste figure per affrontare un’organizzazione divenuta ingestibile. Senza organico funzionale la scuola si troverà in uno stato di confusione superiore a quello già esistente”.

Insomma, si sta creando un ‘bug’ che rischia di far sprofondare l’organizzazione scolastica. Con inevitabili conseguenze negative, seppure indirette, sul rendimento degli alunni. Perché “lo spread – chiosa il dirigente scolastico romano – non è solo quello dei Btp, ma anche la differenza nella preparazione dei giovani”. Un concetto che Renzi ha espresso sin dal primo giorno di approdo alla presidenza del Consiglio. Solo che nel cercare di applicarlo più di qualcosa è andato storto. E forse non tutto per colpa della minoranza interna al suo partito.

 

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