
Non si parla d’altro: la maestra di un asilo cattolico del trevigiano che lavora anche sulla piattaforma per adulti Onlyfans è stata licenziata per giusta causa e per comportamento inappropriato. M c’è chi non ha accetta questa decisione.
“Moralismo ipocrita”
“Il licenziamento dell’educatrice e modella di Onlyfans, è una vicenda che dovrebbe indignare chiunque abbia a cuore la libertà personale, l’autonomia femminile e il diritto di essere giudicati per come si lavora, non per come si vive. Siamo di fronte a un caso da manuale di moralismo ipocrita: una società che tollera ogni giorno corruzione, discriminazioni, sessismo, ma si scandalizza se una donna decide, con consapevolezza e libertà, di usare il proprio corpo per guadagnare. Non è stata licenziata per aver fatto male il suo lavoro – su questo non c’è alcuna contestazione – ma per aver infranto un tabù sociale: l’idea che una donna possa essere educatrice e allo stesso tempo padrona della propria immagine e sessualità”, lo dichiara il presidente di Più Europa Matteo Hallissey, come riporta Ansa.
“Questo è ciò che davvero ha disturbato. Di fronte ad una propria lavoratrice, la scuola ha scelto la sanzione senza dialogo, il licenziamento senza confronto. È una forma di discriminazione, travestita da tutela educativa. Ma non è educativo crescere i bambini in un mondo che punisce la libertà, soprattutto quella femminile. Noi siamo sempre al fianco di chi rivendica il diritto di essere sé stesso, di vivere senza paura del giudizio altrui, e di non dover chiedere il permesso per esistere. Difenderla oggi non significa solo difendere lei: significa difenderci da una società che teme ancora la libertà”, conclude.
Da dove giunge la polemica
Ecco come si è sollevato il polverone: “Tutto è stato sollevato da una mamma che ha visto il mio profilo privato di OnlyFans. Come ci è arrivata? Il mio profilo Instagram principale era collegato ad un profilo privato, sempre di Instagram, in cui dunque sceglievo io chi accettare e chi meno. In quello privato (e solo lì) pubblicavo i link per accedere ai contenuti di OnlyFans. Non so chi l’abbia visto, di sicuro non lei. Non ho mai accettato nel profilo Instagram privato le mamme dei miei alunni e a dire il vero nemmeno le donne. Avrà chiesto al marito o ad un amico e mi hanno trovata così”.
“Quando l’ha visto è andata a segnalare la cosa alla responsabile delle insegnanti e al dirigente. La responsabile mi ha parlato, mi ha chiesto di cancellare il profilo dicendo che stavo rovinando l’immagine della scuola. Poi la stessa mamma ha però anche pubblicato un post in un gruppo Facebook della zona. Da lì le voci si sono diffuse. Mi era anche stato proibito dalla scuola di parlare pubblicamente della vicenda ma ora mi sono stufata. Ormai è chiaro che sono io la maestra ‘incriminata’ ma non ho niente di cui vergognarmi. Ci sono scatti di nudo, che non sono pornografici”, ha aggiunto, rivendicando le sue azioni.
“So che è una scuola cattolica, quella è la fregatura. In questo senso sapevo che alla lunga questa mia scelta avrebbe potuto causarmi dei problemi. Io però non mi ricordo di aver firmato qualcosa nel contratto che riguardasse la necessità di non pubblicare contenuti social. Penso anche che questa sia l’occasione per esporre il mio punto di vista. Non mi sono vergognata e non mi vergogno di quello che ho fatto. Dal momento in cui la professione viene svolta bene e vengono trasmessi ai bambini i valori comuni, non vedo il problema. Penso innanzitutto che l’educazione principale che viene data ai figli sia appannaggio dei genitori. E ricordo che se hanno visto il mio profilo significa che sono iscritti ad OnlyFans quindi non si capisce dove stia il problema. Un’educatrice accudisce i bambini, nel resto della vita fa quello che vuole”.
Codice etico per docenti dopo i casi Raimo e della maestra su Onlyfans
Nel frattempo il Ministero dell’Istruzione e del Merito starebbe redigendo un codice etico con norme specifiche per docenti e personale scolastico anche sui comportamenti sui social.