Home Attualità Maestri di strada, Fioramonti: il massimo, avvicinano al territorio ma servono finanziamenti

Maestri di strada, Fioramonti: il massimo, avvicinano al territorio ma servono finanziamenti

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“Il maestro di strada è una figura poliedrica che aiuta anche a portare il concetto di scuola fuori dalla scuola”: a dirlo è stato ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, intervenendo il 6 dicembre a ‘Casa Corriere’, evento del Corriere della Sera sul tema ‘Maestri di strada e maestri diVersi: istruzioni per il futuro” svolto al Teatro Nuovo Sanità di Napoli.

Il maestro così come dovrebbe essere

“Io ho sempre parlato di scuola come una comunità aperta in un rapporto osmotico con il territorio”, ha spiegato Fioramonti, aggiungendo anche che “non dobbiamo vedere le scuole come laboratori chiusi, ma come realtà che si aprono e quindi il maestro di strada è l’esempio perfetto del maestro così come dovrebbe essere”.

Per il responsabile numero uno del Miur, “un maestro che si trova a interagire con chiunque e ovunque e che riporta la comunità scolastica a preoccuparsi e a occuparsi del territorio, che poi è alla base di un nuovo modello di educazione civica“.

Fioramonti ha aggiunto: “Punto molto sulle periferie e sulle zone difficili, perché sono convinto che da lì possa partire un riscatto a livello nazionale e che la scuola sia un grande presidio di civiltà e di costruzione di un futuro diverso”.

Finanziamenti importanti per le tante cose belle che si fanno

Facendo riferimento alla politica dell’esecutivo sul fronte dell’Istruzione, anche quindi alla Legge di Bilancio 2020 sinora poco entusiasmante, anzi con tagli in prospettiva, il ministro ha detto che “serve un ministero e un Governo che agevoli anche con finanziamenti importanti le tante cose belle che si fanno. La scuola ha tanto bisogno di finanziamenti“.

Al centro del pensiero di Lorenzo Fioramonti è il concetto di cura che, ha affermato, “è alla base dello sviluppo di un Paese. Bisogna prendersi cura delle persone, delle cose e dell’ambiente e dobbiamo ripartire dalla vicinanza che gli studenti, i giovani hanno con le cose più semplici anche con i nostri territori. È necessario ripartire da lì e utilizzare questa grande energia per creare delle scuole migliori e – ha concluso il ministro – per avere un impatto positivo sul resto della società”.