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Maturità, quella volta che l’esame fu soppresso. Tortorella: “In tempo di guerra e i prof furono di manica larga”

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Sarà una maturità diversa quella che attende gli studenti dell’ultimo anno per il 2020.  Ad oggi è ancora improbabile un rientro a scuola entro il 18 maggio (come confermato dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina).

Nel caso si tornasse a far lezione tra i banchi, infatti, sono previste due prove scritte e una orale, valutate da una commissione interna e un presidente esterno, sulla base anche dell’impegno dimostrato durante la didattica a distanza. Se invece non si rientrerà a scuola, le prove scritte saranno eliminate e ne rimarrà solo una orale: un esame semplificato nelle modalità, dunque, ma non per questo meno serio.

Non è la prima volta che l’esame di stato si svolge in condizioni di emergenza. Era già accaduto, nel secolo scorso, durante la guerra. Anzi, nel 1943, l’esame di Stato fu soppresso.

A La Repubblica interviene Aldo Tortorella, partigiano e già dirigente del Partito Comunista: “Nella tarda primavera del 1943 arrivò la notizia che l’esame di maturità era stato soppresso. Ci avrebbero giudicato sulla base dei voti dell’anno. Io ero tra quelli bravi e accolsi la novità con una certa indifferenza. Qualche settimana dopo cadde il fascismo. Quelli che andavano meno bene e che speravano in un riscatto all’esame furono i più delusi. I professori però alla fine furono di manica larga, prevaleva un senso di eccezione”.

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